Camorra, si pente Walter Schiavone, figlio del boss dei Casalesi "Sandokan"

Dalla riscossione delle estorsioni alla droga, il rampollo di famiglia è stato attivo nel business della mozzarella, l’oro bianco per la provincia di Caserta e non solo

Camorra, si pente Walter Schiavone, figlio del boss dei Casalesi "Sandokan"

Dopo Nicola Schiavone, primogenito del boss del clan dei Casalesi Francesco, conosciuto da tutti con l’appellativo di “Sandokan”, ha deciso di collaborare con la giustizia anche Walter, l’altro figlio del camorrista. Il rampollo di famiglia ha cominciato a raccontare ai giudici i fatti accaduti durante il periodo in cui ha gestito i loschi affari della cosca. La notizia del pentimento di un altro membro della famiglia Schiavone conferma il lento sgretolamento di una delle più forti e importanti organizzazioni della storia criminale italiana. Walter Schiavone è in manette dal 2018. Le indagini stabilirono il suo ruolo di vertice all'interno del clan.

Dalla riscossione delle estorsioni alla droga, il giovane Schiavone è stato attivo nel business della mozzarella, l’oro bianco per la provincia di Caserta e non solo. Per l'accusa, grazie all'appoggio di società e teste di legno, aveva dettato legge nella distribuzione del prodotto in tutta la zona. Dovrà rispondere di associazione camorristica, trasferimento fraudolento di beni, estorsione e concorrenza illecita. La svolta è arrivata ieri, durante l'udienza preliminare del processo, quando ha ammesso i reati a lui imputati e, soprattutto, di aver iniziato a collaborare con la giustizia.

Ma qualcosa lo si era capito già dopo il pentimento del fratello, quando decise di accettare il programma di protezione. Walter Schiavone potrà essere una risorsa importante per le forze di polizia, soprattutto se deciderà di svuotare completamente il sacco. A differenza di Nicola, in carcere dal 2010, il secondogenito di “Sandokan” è rimasto ai vertici del clan negli anni più recenti e questo potrebbe essere fondamentale per sferrare l'attacco finale ai Casalesi.

Il padre diventò famoso negli anni Settanta e Ottanta quando, dopo aver iniziato la sua carriera criminale come autista e guardia del corpo di Umberto Ammaturo, scalò ben presto le gerarchie del clan prendendo le redini del gruppo criminale.

Arrestato prima il 13 dicembre 1990 e poi l'11 luglio 1998 in un bunker a Casal di Principe grazie alle indagini condotte da Sergio Sellitto, è stato condannato all'ergastolo per associazione di tipo mafioso. Attualmente, per i reati di camorra da lui commessi, il boss è sottoposto al regime carcerario speciale previsto dall'art. 41 bis della legge sull'ordinamento penitenziario.

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