Da Napolitano niente lezioni sulla xenofobia

Caro Sallusti, stupisce e irrita la definizione di populismo o addirittura di nazionalismo o fascismo, peggio ancora di xenofobia e razzismo appioppate in vergognosa malafede da politicanti da strapazzo ai cittadini contrari alla immigrazione selvaggia, meglio configurabile come invasione barbarica, che mette a repentaglio l'economia del Paese, ne compromette identità, sicurezza e suscita risentimento e rabbia nei confronti del governo di Matteo Renzi. Che, sfacciatamente, omette di consultarci con un referendum, per averne il parere su di un problema che investe la stessa nostra sopravvivenza. È l'ora di finirla con queste definizioni stupide e oltraggiose, perché alla base delle reazioni popolari c'è la sicurezza delle nostre famiglie e del nostro modo di vivere.

Giovanni Bertei

La Spezia

Caro Bertei, non si faccia intimidire dagli insulti. L'ultimo è quello del presidente emerito Giorgio Napolitano che ieri l'altro ha detto che Matteo Salvini è a capo di una banda di xenofobi. Parla lui, che è stato per anni membro effettivo di quella banda di assassini che fu l'internazionale comunista di sovietica memoria. Parla lui che in nome di una identità da difendere, quella appunto comunista, contribuì nel 1956 a soffocare nel sangue il desiderio di libertà del popolo ungherese. Lui, e quelli come lui, contro i diversi mandavano i carriarmati. Anni dopo è passato ai cacciabombardieri. È stato infatti lui, presidente regnante, a trascinare l'Italia contro il parere del premier Berlusconi nella stupida e sciagurata guerra contro il popolo libico.

In quanto a Renzi, diciamo che piace tanto a quella sinistra chic che dà a noi dei razzisti ma disprezza gli immigrati al punto di non mettere piede su un mezzo di trasporto pubblico per evitare di incontrane uno.

E che considera i suoi domestici poco più che bestioline. Da gente così non accettiamo lezioni. Semmai siamo pronti a darne, perché sappiamo bene che la solidarietà senza regole e limiti non solo è pericolosa ma ottiene gli effetti opposti.

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