Napoli, ore 8.45 del mattino. All’esterno della scuola dell’infanzia ed elementare Giacinto Gigante Plesso Collodi, zona Cavalleggeri d’Aosta, risuona l’allegro vociare dei tanti bambini che varcano il cancello della struttura in compagnia dei propri genitori. L’atmosfera sembra quella di sempre: gioiosa e tranquilla. In realtà non è così. Una volta lasciati i bimbi con i maestri, un gruppo di mamme si ferma all’esterno della scuola. Parlano tra loro. Il clima cambia. I volti si fanno più seri e i discorsi più cupi. Sono i terremoti e i Campi Flegrei gli argomenti su cui ci si confronta. Francesca Bianco, direttrice del dipartimento vulcani dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha dichiarato all’Ansa che attualmente misure indirette indicano che il magma "si trova alla profondità di circa sei chilometri". Ma la paura nella popolazione resta.
La scossa avvenuta nella nottata di mercoledì di magnitudo 4,2 è stata avvertita in modo netto in questa popolosa e grande area di Napoli. Non il primo sisma e neanche l’ultimo. Di certo il più forte negli ultimi 39 anni. Tutta colpa del bradisismo. "È stato fortissimo", spiega Veronica parlando con le altre mamme davanti l’ingresso della scuola. Eppure bisogna andare avanti. Anche se con difficoltà. A volte anche una parola con chi sta vivendo lo stesso incubo può dare forza. "Ormai non si dorme più. Tra di noi (riferita alle altre mamme, ndr) ci sentiamo anche di notte", afferma ancora Veronica. Quest’ultima non fa mistero di aver già una valigia pronta in auto nel caso di una emergenza. "Meglio essere prudenti - spiega la donna -. Ho messo tutto quello che può servire ai bambini. Un vero e proprio kit di emergenza che include acqua, merendine, vestiti, scatolette di tonno e altre cose".
Non è l’unica ad avere già pronta una valigia. Anche le altre due mamme, Antonia e Alessandra, ammettono di aver preparato uno zaino con lo stretto necessario. I minuti passano. Prima di allontanarsi dalla scuola, le tre donne controllano sul cellulare le app che monitorano i terremoti, tra cui quella dell’Ingv. Scosse forti, o quanto mento avvertibili, in mattinata (venerdì, ndr) non ce ne sono state. "Ma se dovesse accadere il peggio noi non sappiamo cosa fare- evidenzia ancora Veronica-Se ci sarà una nuova forte scossa potrei essere presa dal panico almeno nei primi momenti. Poi usciremo di casa. Ma non sappiamo come muoverci". Anche Antonia e Alessandra affermano di non sapere cosa fare in caso di forte terremoto.
Le giovani mamme temono anche i per i figli che sono a scuola. Un'ansia che si concretizza con azioni precise. "Una volta che abbiamo accompagnato i bambini ci allontaniamo ma restiamo sempre nella zona, pronti a ritornare a scuola per prendere i piccoli se ce ne fosse bisogno", ammettono Veronica, Antonia e Alessandra. Le tre amiche spiegano che a scuola ogni anno si fanno prove di evacuazione. Ma la paura è una brutta bestia. E un nemico difficile da sconfiggere.
A breve distanza dalla scuola c’è un bar. Tante le persone che si fermano per un caffè. Qualcuno parla del terremoto. "In caso di emergenza non sappiamo cosa fare. Nessuno ci ha detto nulla", afferma Mario, che nel locale ci lavora. "Io vivo qui a Cavalleggeri ma- prosegue- in caso di emergenza non saprei dove andare". Il giovane, però, ammette che fino ad ora non ha cambiato le sue abitudini: "Per il momento faccio le cose di sempre. Nel caso di emergenza ho una borsa già pronta".
La paura, la valigia già pronta e il non sapere cosa fare in caso di emergenza sono i tre elementi ricorrenti nei racconti degli intervistati. Come nel caso di Antonio che gran parte della giornata la trascorre nella sua edicola nella stazione di Mergellina. Ma la casa la ha nel quartiere di Bagnoli. "Certo, ho paura. Mia moglie è terrorizzata. Da tempo abbiamo pronto borsone con lo stretto necessario se dovessimo scappare", racconta. Antonio spiega di temere di più una forte scossa di terremoto che l’eruzione dei Campi Flegrei. "Nel caso di sisma inizialmente mi riparerei in un punto sicuro della casa e non uscirei. Potrebbe essere pericoloso scendere per le scale". Lo stesso Antonio ammette di avere paura anche per la durata di una scossa perché "più è lunga, oltre che forte, e più i palazzi potrebbero riportare problemi". Anche lui, in caso di emergenza, non saprebbe cosa fare perché "non ho avuto informazioni in tal senso".
Il viaggio nei luoghi scossi dai terremoti continua a Pozzuoli. Dall’info point della città puteolana spiegano di non sapere se la crisi bradisismica possa aver influito sull’arrivo di visitatori nella città. Però l’impiegata ammette che, oltre a dare notizie di carattere turistico, avverte i turisti sulla situazione in corso. Ma nessuno sembra particolarmente spaventato.
Girare per Pozzuoli è un piacere, anche se la giornata è decisamente calda. L’ombra dei terremoti, però, è sempre presente. Nonostante tutto c’è voglia di continuare a vivere senza troppi assilli. Anche in un locale sul lungomare si parla inesorabilmente di quanto sta avvendendo. "Forse perché all’epoca ero giovane e spensierato ma rispetto al fenomeno del bradisismo degli anni ’80 oggi mi sembra di avere più paura", afferma un signore. Il discorso va avanti un bel po’. C’è voglia di parlare e confrontarsi. Forse anche per scaricare la tensione. "Se tu vedi il mare… ecco in quel punto 4 anni fa io passavo con la barca sugli scogli. Oggi non è più possibile", racconta Gianluca che invita le autorità a fare delle azioni concrete, come installare tende per emergenze. Strutture che potrebbero essere usate soprattutto da bambini e anziani in caso di necessità. "Quando pochi giorni fa c’è stata la scossa di magnitudo 4,2 – ricorda- siamo scesi tutti instrada. Anche mio nonno che ha qualche problema. Quando farà freddo che accadrà?". Lo stesso Gianluca ammette anche che in caso di scossa di terremoto forte non sappiamo cosa fare. "Ci organizzeremo noi. Potremmo avere paura inizialmente. Poi scenderemo in strada".
Ma non è tutto. Il giovane chiede che si facciano verifiche su alcuni palazzi, in particolare nella zona di Piazza della Repubblica. C’è qualcuno che ha deciso di lasciare momentaneamente Pozzuoli. È la sorella di Gianluca che di giorno torna nella città puteolana per lavoro ma di sera va via per raggiungere Varcaturo. Lo stesso potrebbero fare a breve Gianluca e tutta la sua famiglia se dovessero continuare i terremoti. Perché il movimento della terra è un fenomeno che mette i brividi. Altri dei presenti elencano cose che si dovrebbero fare: "Aprire le strade e via le ztl. E poi le scuole che dovrebbero essere trasferite a Monterusciello".
A poche centinaia di metri di distanza, nella zona pedonale di Pozzuoli, altri frammenti di vita quotidiana ai tempi del bradisismo. Un folto gruppo di uomini è intento a chiacchierare. C’è chi sta in piedi e chi è seduto. Tutti sono rigorosamente all’ombra. Del resto il sole in questi primi giorni di autunno picchia ancora forte. "Notti in bianco. Si dorme con un occhio aperto. Ho preparato la valigia con i beni di prima necessità. Non si sa mai…" afferma Michele che è pronto, per quanto possibile, al peggio: "Se ci saranno altri forti terremoti beh… ho parlato con mia moglie. Prima bisogna mettersi al sicuro in casa, magari sotto a un tavolo. Bisogna restare calmi. Quando la scossa finisce si scende giù in strada, magari andando sul lungomare o in altri spazi aperti".
C’è chi è un po’ più ottimista.
Uno dei presenti evidenzia che nella crisi bradisismica degli anni ’80 dopo la scossa di terremoto più forte registrata nel 1983 la situazione si calmò. "Magari questo scenario potrebbe ripetersi oggi. Dopo il sisma di 4,2 il bradisismo potrebbe piano piano placarsi". Un auspicio. Che tutti sperano si avveri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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