Poco prima della conferenza stampa indetta per le 17, davanti alla caserma Carlo Alberto Dalla Chiesa di Palermo, sede della Legione carabinieri Sicilia, è stato affisso un cartello. "Grazie", si legge a grandi lettere. Una parola che oggi i palermitani hanno detto più volte, soprattutto ai ragazzi dei reparti speciali dei carabinieri che hanno arrestato Matteo Messina Denaro. "Siamo particolarmente orgogliosi del lavoro fatto questa mattina che chiude il lavoro fatto da tutte le forze di polizia dello Stato", ha dichiarato Maurizio De Lucia, procuratore della Repubblica di Palermo.
"Abbiamo catturato l'ultimo stragista del periodo 92-93. Abbiamo saldato un debito con le vittime", ha aggiunto il procuratore. De Lucia ha sottolineato come Matteo Messina Denaro sia stato portato via senza manette: "Abbiamo catturato un latitante pericolosissimo senza alcuna violenza né con l'uso delle manette, come un Paese democratico pretende". Per lui è stato proposto il regime 41-bis presso una casa circondariale che non può essere divulgata.
L'individuazione di Messina Denaro
In conferenza stampa è intervenuto anche il generale Pasquale Angelosanto, comandante del Ros dei Carabinieri: "Dopo un percorso investigativo durato molti anni nell'ultimo periodo abbiamo acquisito elementi legati alla salute del latitante, e al fatto che stesse frequentando una struttura sanitaria per curare la sua malattia". Il generale, che questa mattina con un video ha comunicato l'avvenuta cattura, ha sottolineato che "il lavoro è stato caratterizzato da rapidità, riservatezza, e dal modo che ci ha consentito in poche settimane gli elementi per individuare una data, quella di oggi, in cui Messina Denaro si sarebbe sottoposto ad accertamenti".
Il generale ha voluto evidenziare il duro lavoro effettuato negli ultimi mesi, rivelando che "i nostri hanno passato le ultime feste natalizio a lavorare per arrivare a questo arresto". Questo risultato storico "è frutto del lavoro di tanti", ha proseguito Angelosanto, che rispondendo a una domanda dei giornalisti ha spiegato che "l'accostamento della persona con il nome falso al latitante era stato ipotizzato nei giorni scorsi, ma è stato accertato stamattina. Il riscontro lo abbiamo avuto stamattina".
Le condizioni di Messina Denaro
Il colonnello Giuseppe Arcidiacono, comandante provincia dei carabinieri di Palermo, ha dichiarato: "Il latitante si è palesato subito nella sua identità, e guardandolo c'era anche poco da verificare, il volto è quello che ci aspettavamo di trovare". Il colonnello ha sottolineato che Messina Denaro non ha opposto alcuna resistenza e che le sue condizioni di salute generali siano buone, compatibili con quelle di un sessantenne in cura: "non abbiamo trovato un uomo distrutto e in bassa fortuna. Era in apparente buona salute, assolutamente curato. Insomma, un profilo di un uomo di 60 anni in buone condizioni economiche". Per questo motivo, il procuratore Guido ha riferito di condizioni compatibili con il carcere.
"Era ben vestito, indossava capi decisamente di lusso, possiamo desumere da questo che le sue condizioni economiche erano tutt'altro che difficili", ha aggiunto Guido. In queste ore sono in corso perquisizioni, come ha aggiunto il procuratore aggiunto Paolo Guido, e sono attualmente in corso le indagini sulla rete di protezioni. Al momento dell'arresto il boss Matteo Messina Denaro indossava un orologio da 30-35 mila euro. Al momento il boss non ha ancora parlato e non è stato ancora interrogato.
I fiancheggiatori di Messina Denaro
Messina Denaro ha fruito di una importante copertura che ha agevolato la sua latitanza: "C'è una fetta di borghesia mafiosa che ha aiutato questa latitanza, su questo abbiamo contezza e ci sono in corso delle indagini". Al momento, gli inquirenti non hanno "elementi su presunto coinvolgimento o complicità da parte della clinica, il latitante aveva fornito documenti falsi. Naturalmente gli accertamenti sono all'inizio". Gli inquirenti hanno anche sottolineato come sia stato fondamentale il lavoro svolto negli ultimi anni, con gli arresti che si sono susseguiti e che "hanno ristretto la rete di protezione di Messina Denaro". Il procuratore De Lucia ha voluto mettere in evidenza l'importanza delle intercettazioni telefoniche, senza le quali "non si possono fare indagini e le indagini non portano da nessuna parte, questo deve essere chiaro. Anche in questa operazione le intercettazioni sono state fondamentali".
Il futuro dei mandamenti dopo l'arresto
L'arresto di Matteo Messina Denaro crea inevitabilmente un terremoto nei mandamenti mafiosi. "Sono in corso attività di indagine sul territorio trapanese da cui trarremo elementi ma da cui emerge piena fiducia su Matteo Messina Denaro. Fino a ieri continuava a essere il capo della provincia. Da domani vedremo", ha spiegato il procuratore aggiunto Paolo Guido sugli assetti dei vertici di Cosa nostra dopo l'arresto. Matteo Messina Denaro questa mattina proveniva "dall'area trapanese ma di più non posso dire perchè ci stiamo lavorando", ha dichiarato Maurizio De Lucia.
Gli equilibri cambieranno necessariamente da domani, considerando che, come ha sottolineato il procuratore De Lucia, "era un capo operativo con un ruolo di garanzia importante per la gestione degli affari" ma non veniva considerato il capo di Cosa nostra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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