
Eccoli, i «cattivi maestri» che inneggiano allo Stato islamico e che adescano italiani di seconda generazione, come a Trento o a Bolzano, e gli inculcano il mito della jihad. Un 26enne di origine marocchina e residente da anni nel Bresciano è stato arrestato dalla polizia con l’accusa di addestramento ad attività con finalità di terrorismo, anche internazionale.
Secondo quanto emerso dalle indagini, iniziate nel novembre 2023 e coordinate dalla procura di Perugia, l’uomo era presente in gruppi Whatsapp riconducibili allo Stato Islamico ai quali si poteva accedere solo su invito da parte degli altri membri. I riscontri ottenuti dal lavoro del Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Perugia e della Digos di Brescia, in collaborazione con la polizia postale, hanno portato a una perquisizione in una rimessa nella disponibilità del 26enne, nella quale i poliziotti hanno rinvenuto numerosi manoscritti inneggianti al martirio e alla guerra santa, frutto di ricerche online a caccia di manuali e istruzioni per fabbricare armi artigianali, con un cellulare farcito di materiale di propaganda jihadista.
Esattamente lo stesso modus operandi dei due ragazzi di origine straniera, provenienti dal SudEst asiatico, su cui hanno indagato le Procure di Trento e Bolzano.
Secondo il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, che ha firmato l’inchiesta, si conferma «la centralità della Rete e dei circuiti mediatici internazionali nell’attività di propaganda jihadista, finalizzata al proselitismo ed all’esaltazione delle azioni terroristiche riconducibili allo Stato Islamico a cui ha aderito l’uomo», in custodia cautelare motivato dal gip che ha creduto al concreto pericolo che lo straniero potesse rendersi responsabile di reati di maggiore gravità. Gli atti sono stati trasmessi alla procura di Brescia, competente sull’egiziano, recluso in carcere nella cittadina lombarda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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