Nella vicenda della scuola di Rovigo, ci sono una sequela di errori e uno sconfitto più sconfitto degli altri. E la decisione dei genitori dell'alunno di minacciare querele nei confronti della professoressa rischia di ottenere l'effetto opposto di quello desiderato. Loro dicono di farlo per «tutelare la sua immagine» di fronte a un «processo mediatico» scatenato dalle continue affermazioni della docente. Ma una denuncia così improvvisa - dopo le polemiche delle ultime settimane, gli ispettori del ministero nella scuola, la rivalutazione al ribasso del voto in condotta - suona un po' come la toppa peggiore del buco.
Vero, ci si muove in un terreno sconnesso, tra un ragazzo che ha commesso un errore ingiustificabile, i suoi genitori decisi a farsi chiocce per proteggerlo e una professoressa convinta che l'intera classe non abbia ancora compreso a pieno la gravità del gesto.
L'amore per un figlio spinge a fare cose inimmaginabili, ma spesso offusca anche la visione della realtà. Come si può pretendere di difendere qualcuno dal «circo mediatico» con un'azione che nel giro di poche ore finisce sulla bocca di tutti?
Fino a ieri il silenzio della famiglia era stata la miglior richiesta di perdono per quei momenti di follia in classe. Tanto che la docente non l'ha mai nascosto: «Lui è stato l'unico a scusarsi e il padre l'unico genitore che è venuto a scuola». E allora, se è vero che il ragazzo sta continuando a fare il volontariato perché - dicono sempre i suoi genitori - «ritiene giusto il percorso di rieducazione», che senso può avere lanciare una nuova bomba emotiva sui suoi nervi già abbastanza sotto tensione?
Diventare genitori è combattere quotidianamente con quel senso di iperprotezione che non ci fa dormire la notte. Lasciare i propri figli liberi di sbagliare (e anche di rimediare autonomamente ai propri errori) è quello che ci raccontano i libri, ma poi la pratica è sempre un percorso a ostacoli.
Al contrario di quanto accaduto ad Abbiategrasso dove i genitori dell'alunno che accoltellò la prof faranno ricorso contro la bocciatura: «Il suo profitto era buono, aveva solo un'insufficienza», dicono. Peccato che un anno di scuola si possa ripetere, ma una lezione di vita è meglio non «bigiarla».
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