Gentile Teresa,
le rispondo subito: no, non è sufficiente essere figli di e portare un cognome per essere ritenuti mafiosi. Si dice che il frutto non cada mai troppo lontano dall'albero, ma questo è un pericoloso pregiudizio che rischia di segnare l'esistenza di coloro i quali subiscono l'etichetta familiare e vengono per questo giudicati non sulla base di quello che sono e tenendo conto delle loro proprie azioni, bensì valutando i comportamenti di genitori e avi. Anche per il diritto la responsabilità penale è personale, non è trasmissibile e non viene ereditata, dunque perché ora sbattiamo sui giornali e in televisione questa ragazza di 27 anni insinuando che sia destinata e abbia voglia di prendere in mano le redini del potere mafioso, di portare avanti l'impresa criminale guidata fino a ieri dal babbo mai conosciuto, di ereditare ogni cosa, non soltanto quattrini ma anche doveri, responsabilità, codici, attività paterni? Trovo che questa sia una ingiustizia. Sì, ritengo che sia ingiusto pubblicare sui giornali la foto di Lorenza Alagna, figlia di Franca Maria Alagna e di Matteo Messina Denaro, che non l'ha mai riconosciuta, forse per tenerla al riparo dal destino segnato di coloro che recano un certo nome, fino al momento del trapasso, quando il boss ha dato il suo cognome alla figlia e quest'ultima lo ha accolto, probabilmente per rientrare in quell'asse ereditario dal quale altrimenti sarebbe rimasta fuori. Noi non conosciamo le motivazioni che abbiano spinto la ventisettenne a compiere questa scelta, che magari potrebbe essere dettata da cause strettamente personali e non meramente materiali, eppure ho letto proprio questa mattina un pezzo di Roberto Saviano, pubblicato sul Corriere della Sera, in cui l'autore ci racconta, con tanto di fotografia, la vita intima di Lorenza, corredata di dettagli sessuali. Nell'articolo, con la pretesa di spiegarci la mafia, Saviano ci narra l'esistenza privatissima di una giovane che non ha alcuna colpa, che non ha fatto nulla di male, ma che evidentemente è colpevole, per Saviano, di essere figlia di Matteo Messina Denaro. Penso che questa ragazza abbia un bagaglio gigantesco di dolore. Non ha mai conosciuto il padre, che pure ne giudicava la condotta pretendendo di imporle come campare, ha dovuto attenersi a regole severe, rigide, quelle proprie di una famiglia mafiosa, pur non facendone formalmente parte, di suo papà avrà saputo che era un super-ricercato, un criminale, uno stragista, un assassino, si sarà vergognata crescendo, in particolare nella fisiologica fase di ribellione dei figli ai genitori, di quel cognome che pure non portava ma che in qualche maniera la macchiava. Però di tutto ciò il femminista Roberto Saviano non ha tenuto conto. Per questi era più importante sbattere sul giornale l'intimo di una donna che è rea di avere accettato di farsi chiamare Lorenza Messina Denaro. Con quale diritto Saviano ci consegna i particolari sessuali della vita di Lorenza? Con quale diritto ci dice che persino il babbo la reputava leggera, una che «capisce solo il c...», con quale diritto la sporca pubblicamente in questa maniera, dipingendola alla stregua di una donnaccia.
Se il finto-femminista Saviano ha voglia di scrivere di sesso, scriva un romanzo erotico e non violi la privacy di una donna che per di più non ha compiuto alcun delitto.
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