Migranti, l'Enac blocca i voli delle Ong. Sea Watch fa decollare il suo aereo: "Non ci fermeremo"

Nessun aereo Ong potrà più decollare dagli aeroporti siciliani, inclusa Lampedusa. La decisione dell'Enac all'alba della stagione estiva ma Sea-Watch alza la voce: "Non ci impedirà di continuare a dare fastidio"

Migranti, l'Enac blocca i voli delle Ong. Sea Watch fa decollare il suo aereo: "Non ci fermeremo"
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L'Italia ha nuovamente bloccato il volo degli aerei delle Ong nel Mediterraneo centrale o, meglio, ne ha interdetto la partenza da tutti gli aeroporti della Sicilia, inclusa Lampedusa. Le ordinanze sono state pubblicate nella giornata di ieri sul sito dell'Enac, l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile e valgono dall'aeroporto di Comiso a quello di Trapani-Birgi. "Interdizione all’operatività dei velivoli e delle imbarcazioni delle ONG sullo scenario del Mare Mediterraneo centrale", si legge nelle ordinanze diramate dall'Enac, che impedisce agli aerei della flotta civile di volare nell'area mediterranea, sui cieli di competenza italiana, con scopo di search and rescue.

Il dispositivo si ancora alla Convenzione internazionale SAR, Search and Rescue di Amburgo il 27 aprile 1979 e alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare - UNCLOS, oltre che al decreto del Ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili numero 45 del 4 febbraio 2021 che disciplina il Piano S.A.R, Search and Rescue, per la Guardia Costiera nazionale. Un dispositivo che nasce in considerazione del fatto che, scrive Enac, "il Soggetto istituzionale titolato ad intervenire e a coordinare l’attività SAR, tramite il Rescue Coordination Center (RCC) o i Rescue Sub Centre designati (RSC), è il Comando Generale della Guardia Costiera". Il corpo, prosegue l'Ente Nazionale per l'Aviazione, è abilitato "al compimento di operazioni di ricerca e soccorso con l'impiego di unità proprie o, anche, avvalendosi di unità militari diverse" purché operino nell'alveo delle Convenzioni internazionali.

E alla luce delle Convenzioni internazionali e della normativa nazionale, spiega ancora Enac, "solo il Comando Generale della Guardia Costiera deve essere riconosciuto unica Autorità Marittima nazionale competente in ambito Search and Rescue". La Guardia Costiera, si legge nell'ordinanza nel tempo ha inviato numerose segnalazioni "circa le reiterate attività effettuata da velivoli e natanti, riconducibili alla proprietà di Soggetti anche extra U/E, che si traduce nel prelievo - da imbarcazioni di fortuna - di persone migranti provenienti da rotte nordafricane". E vista la "sostanziale elusione del quadro normativo di riferimento in ambito Search and Rescue", che per la Guardia costiera si traduce in un aggravio dei compiti di intervento in mare, considerando che "in molteplici circostanze i velivoli ed i natanti impegnati in indebite situazioni di intervento in mare sono risultati appartenenti a organizzazioni non governative" ma, soprattutto, che "indebite azioni di intervento rischiano di compromettere l’incolumità delle persone migranti", Enac ha deciso di intervenire.

E l'ha fatto nel rispetto dei profili di sicurezza indispensabili per l'Italia, per la massima tutela dei migranti e per garantire alla Guardia costiera le migliori possibilità di intervento. Per questo motivo nel suo dispositivo ordina, con effetto immediato, che "chiunque effettua attività in ambito Search and Rescue al di fuori delle previsioni del quadro normativo vigente" venga punito con le sanzioni previste dal codice di navigazione. E prevede anche sanzioni accessorie come il fermo amministrativo, al pari di quanto avviene con le navi Ong che violano il decreto.

Immediata la replica di Sea Watch, che opera nel Mediterraneo anche con l'aereo Sea-Bird che fa base nell'aeroporto di Lampedusa, ora interdetto. Nel pomeriggio, l'organizzazione ha fatto decollare il suo aereo dall'aeroporto isolano per pura sfida contro il governo Meloni. Dalla Ong tedesca, che usa a suo uso e consumo un aeroporto italiano e non vuole sottostare ai regolamenti del Paese di riferimento, nonché alle convenzioni internazionali, si accusa il governo di voler fare campagna elettorale. Ma anche nel 2019 il governo italiano adottò un provvedimento di blocco degli aerei, e le elezioni si erano appena concluse.

"Non fermeremo le nostre operazioni anche a costo di mettere in pericolo i nostri aerei. Questo attacco che calpesta il diritto internazionale non ci impedirà di continuare a dare fastidio a chi vorrebbe che quanto avviene quotidianamente nel Mediterraneo rimanesse un segreto", minacciano ora dalla Ong, che sfida ancora il governo. E se fosse questa la campagna elettorale, ma a senso inverso, sulla quale vuole puntare l'opposizione per l'Europa? Una sfida, quella di Sea Watch, che passa anche da questo nostro articolo al quale la Ong, in riferimento al virgolettato "non ci fermeremo", replica: "Potete contarci".

Sulla scia di Sea watch, hanno avuto di che lamentarsi anche le altre organizzazioni non governative. "Il governo italiano contribuisce ancora una volta attivamente alle morti nel Mediterraneo e alle evidenti violazioni legali in mare", ha dichiarato la tedesca Sos Humanity, che aggiunge: "Qualsiasi tentativo di ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso attraverso le norme e le leggi italiane è illegittimo.

Il quadro giuridico per le operazioni di salvataggio in mare è il diritto marittimo internazionale". Quindi, Sos Mediterranee fa eco: "È un'ordinanza votata a svuotare ancora di più il Mediterraneo da mezzi e da assetti che sono fondamentali per la ricerca e il soccorso".

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