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La Giornata internazionale della donna si avvicina e dal collettivo Non una di meno ci tengono a far sapere che anche loro parteciperanno alla giornata con un'iniziativa che definiscono "transfemminista" che si effettuerà mendiante "sciopero transfemminista dal lavoro produttivo, riproduttivo e di cura, dei consumi". Di particolare interesse, al di là dello sciopero dei consumi e di quello del lavoro, è lo sciopero riproduttivo, che ha radici storiche nei movimenti femministi ma che risulta essere pressoché inutile se praticato in un'unica giornata. Ma tant'è, Non una di meno, oltre alle piazze, vuole inserire anche questa sorta di sciopero del sesso nella giornata dell'8 marzo "per boicottare la riproduzione di un sistema sociale sempre più violento e autoritario".
È un lungo proclama quello pubblicato dal collettivo, che ha deciso di avanzare questo sciopero per chiedere sicurezza. Ma cosa è la sicurezza per Non una di meno? Tra i vari punti si legge: "La nostra sicurezza è riconoscere la cittadinanza alle seconde generazioni, abrogare le leggi sull’immigrazione volte a creare clandestini e clandestine, rompere gli accordi italo-libici, aprire le frontiere e chiudere i Cpr in Italia e in Albania". Ma anche: "La sicurezza sono i servizi sociali per tuttu, centri antiviolenza femministi con finanziamenti adeguati e strutturali, il diritto alla salute e all’autodeterminazione, l’aborto libero, sicuro gratuito, il supporto ai percorsi di affermazione di genere". Nota a margine, "tottu" non è un errore: hanno proprio scritto così, inventando un nuovo genere neutro, perché "tutti" utilizzato come estensivo per indicare maschile/femminile pare sia patriarcale.
La lo sciopero riproduttivo da parte di Non una di meno viene praticato anche "contro la guerra", un grande classico, e contro "il governo Meloni e l’asse dei governi ultra-reazionari. Queste destre non hanno freni nella loro esibizione di odio, potere e brama di rivincita. La loro libertà è il privilegio dell’uno per cento della popolazione". Ma anche contro Il Ddl "che esaspera norme di segregazione e punizione della povertà e criminalizzazione del dissenso". Arrivano a denunciare "l’uccisione del giovane Ramy Elgaml durante un inseguimento", anche loro come Ilaria Salis senza avere il coraggio di assumersi la responsabilità dell'accusa e si dispiacciono del fatto che l'8 marzo, quest'anno, cada di sabato, perché "non è usuale, ma per noi è fondamentale all’interno del processo di risignificazione e riappropriazione della pratica dello sciopero".
Immancabile, infine, l'accusa di fascismo, che "sta dilagando e attecchisce su chi non accetta l’autodeterminazione di donne, froce, lesbiche, queer, trans, migranti, seconde generazioni, sex workers".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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