Chi sperava di vedere il ministro del turismo Daniela Santanchè mandata a processo per truffa dovrà avere pazienza. Oggi pomeriggio, 23 ottobre, il giudice preliminare di Milano chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla procura di Milano per il reato di truffa ai danni dell’Inps ha deciso di trasmettere le carte alla corte di Cassazione perché decida se il processo deve essere celebrato a Roma come chiedeva la difesa del ministro o a Milano come vorrebbe la procura della Repubblica. Saranno ora i tempi di fissazione dell’udienza in Cassazione a scandire le scadenze della vicenda e le sue ripercussioni in ambito politico.
L’accusa nei confronti della Santanchè è quella di avere fatto lavorare per una delle testate del suo gruppo alcuni giornalisti che si trovavano in cassa integrazione durante l’emergenza COVID. La difesa sostiene che il reato in realtà sarebbe semmai un reato più lieve, cioè quello di indebita percezione di finanziamenti pubblici, ma soprattutto che se si è effettivamente compiuto si è compiuto a Roma cioè nella città dove ha sede l’Inps. La Procura di Milano ha cercato di convincere il giudice a mantenere nel capoluogo lombardo il processo, in modo anche da poter puntare su tempi più rapidi, ma oggi il giudice preliminare Tiziana Gueli ha deciso di non poter decidere: la decisione sulla competenza spetta secondo il giudice alla Cassazione .
L’intero fascicolo viene dunque trasferito nella capitale dove i difensori della Santanchè si preparano a fare valere le loro ragioni davanti alla Suprema Corte. Se dovesse venire accolto il trasferimento a Roma l’intera indagine tornerebbe allafase preliminare e sarebbero i pm capitolini a decidere se insistere sulla accusa.
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