nostro inviato a Londra
Loccasione? Un po carbonara. Forse un omaggio alla scaramanzia più che alla celebrazione. Spente le luci dello Stamford Bridge, fra mugugni e rimpianti di una partita che ha messo la Juve sulluscio della Champions, Pavel Nedved si è avvicinato ai giornalisti italiani. Così, con quel suo modo mai detichetta, piuttosto da zingaro vagabondo, occhi furbi e lingua svelta. «Sapete, lho già detto ai cronisti cechi: a fine stagione mollo, chiudo con il calcio».
Attimo di silenzio. Giusto a captare il rumore di una frase. «Questa volta dico sul serio. Non credo ci sarà un ripensamento. È il momento giusto». Detto lì, fra angustie e chiacchiericci ben più fragili del rimbombo di una carriera che se ne va. Quasi da non credergli. Ma forse Nedved non ha scelto a caso. La partita con il Chelsea non è stata una ventata dottimismo. La grande speranza, vincere la Champions e lasciare, si è allontanata un po. Chissà che dire addio non serva a tenersi addosso locchio benevolo dello stellone. La Champions è sempre stato il cruccio di Nedved. «Sognavo la coppa dalle grandi orecchie fin da quando ero bambino», disse un giorno con le lacrime agli occhi. La Juve si era appena qualificata per la finale di Manchester e lui aveva rimediato lammonizione che lavrebbe spedito in tribuna.
Grazie alla Juve ha vinto il pallone doro, con la Juve è entrato nel club degli irriducibili, dei fedelissimi che lhanno seguita anche in serie B. Alla Juve ogni volta ha strizzato locchio quando si è trattato di rinnovare o aumentare lingaggio. Stavolta, ha raccontato lui, ha dato la notizia ai giornali prima che ai dirigenti. «Il mio contratto scade a giugno, se non ho chiesto niente, è già chiaro che non intendo rinnovare. Mi sto divertendo molto, ma credo che fisicamente e mentalmente sia arrivato il momento di lasciar spazio ai giovani». E qui la Juve si sarà messa le mani nei capelli. Giovani? E quanti danari? Quelli correranno a fiumi e probabilmente senza mai trovare un vero erede di questo diavolo biondo. Nedved lo sa bene. Chi mai starà dietro alla vitalità e alla tecnica del suo giocare? La Juve ha già avanzato proposte per David Silva, lo spagnolo, il furetto del Valencia che in qualche giocata gli somiglia. Lidea Cassano ha altre finalità.
Nedved era un bel parafulmine alle incapacità di trovare un sostituto. Adesso giocano tutti allo scoperto: la società, la squadra, il calciatore. «I miei compagni non credono che io lasci». Lo conoscono. «Ma ho deciso perché me lo sentivo dentro. Ne ho parlato con mia moglie. Ho tanto da ripagare alla mia famiglia». Oggi gli anni sono 36, otto dei quali passati a Torino, 13 in Italia contando le cinque stagioni con la Lazio. Costato alla Juve 70 miliardi di lire, ha ampiamente ripagato. Certo, laddio gli sarebbe più lieve se la Juve trasformasse in realtà lultimo sogno. «Chiudere con una vittoria in Champions league». Il dente batte... «Saranno tre mesi di fuoco». Fossero tutti come lui, la finale sarebbe più di una speranza. Ma la Juve di Londra non induce a dolci pensieri. Le maledizioni del pallone superano le benedizioni.
Come vedete: Nedved aveva capito tutto e ha tentato lultimo dribbling. Un annuncio scaramantico e vediamo se lo stellone si commuove.
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