«Nessun interesse di Mediaset per Telecom»

Il presidente del gruppo: «È un polverone sollevato contro Silvio»

Marcello Zacché

da Milano

«Sì, bell’affare, con 40 miliardi di debiti». Così Silvio Berlusconi cala la pietra tombale sulle voci di un presunto interesse per Telecom delle aziende che fanno capo alla sua famiglia. A cominciare da Mediaset, di cui la Fininvest dei Berlusconi è il primo azionista con il 35% del capitale. Come a dire che un gruppo così indebitato non può suscitare grandi appetiti. In ogni caso «non c’è e non c’è mai stato nessun interesse di Mediaset per l’acquisto di Telecom», ha detto Berlusconi, sottolineando inoltre «che da 12 anni non ho nessun interesse alle cose che riguardano il mio gruppo, ma sono sicuro che i miei figli non sono interessati a Telecom».
Mentre Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, ha completato il quadro con altrettanta chiarezza: «Nessuno dei vertici Mediaset ha mai espresso la volontà di entrare in Telecom». Aggiungendo poi il «sale» indispensabile per avere una chiave di lettura e fornire un quadro anche politico a una vicenda complessa che non è certo solo finanziaria. Questo, ha detto Confalonieri, «è un polverone che può far comodo a chi vuole che Berlusconi torni a fare l’imprenditore e la smetta di fare il politico». Per quanto riguarda Tim, Confalonieri ha chiarito che l’interesse manifestato da lui stesso è limitato all’auspicio della costituzione di «una cordata italiana su Tim».
Le dichiarazioni di Berlusconi e Confalonieri, nel loro complesso, vogliono sgombrare il campo dagli equivoci generati da un’intervista di qualche giorno fa, rilasciata da Giuliano Adreani, amministratore delegato di Mediaset. «Guardiamo con grande attenzione a quello che sta succedendo in Telecom», disse Adreani. Intendendo che il gruppo da una parte osserverà che succede a un cliente di primo piano (per la pubblicità e i contenuti), dall’altra non starà certo a guardare: in vista di un «dimagrimento» di Mediaset, che sembra essere nelle intenzioni del governo (nel mirino sia le frequenze, cioè il numero dei canali, sia l’entità della raccolta pubblicitaria), un gruppo che opera nei media non può non reagire al rafforzamento eventuale di un editore concorrente, che potrebbe avvenire con l’acquisto di una o più parti di Telecom Italia. Che, come noto, oltre a controllare La7 ed Mtv, sta per lanciare su vasta scala la televisione via cavo (Iptv), tramite la banda larga.
Ecco allora l’esigenza di trasmettere al pubblico e al mercato il senso «autentico» delle dichiarazioni dei vertici di Cologno Monzese. E di Berlusconi. Che, riassunte in sintesi, dicono che Mediaset, pur vigilando sul suo business (nell’interesse dei suoi azionisti, non solo la Fininvest), non è interessata a Telecom né per motivi finanziari (il debito), né industriali (la Iptv non interessa), né politici, legati al ruolo di capo dell’opposizione che Berlusconi non ha intenzione di mollare.
Hanno completato il quadro le dichiarazioni di Mario Resca, manager considerato vicino al Cavaliere, e indicato come interessato alla partita delle tlc.

«Sono interessato, ma Berlusconi non c’entra niente, non lavoro per lui» ha dichiarato Resca. Il presidente di McDonald’s Italia, ex commissario di Cirio e consigliere di Eni e Mondadori, ha confermato di aver avuto incarico da un gruppo di fondi esteri di studiare il dossier. In particolare per Tim.

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