«Noi, imprenditori vittime della burocrazia»

«Noi, imprenditori vittime della burocrazia»

(...) consolidate da tempo e scartoffie da compilare obbligano a ritardi che fanno rischiare la paralisi dell’attività e costringono a spese che portano sull’orlo del fallimento. Del tipo: «Come spostare un forno di verniciatura da un punto all’altro della carrozzeria», oppure: «Come smaltire rifiuti tossico-nocivi con tutti i crismi della legalità». E ancora: «Come mantenere costanti i controlli di sicurezza sul posto di lavoro».
Spiega Fabio Costa, a nome del PIU-Professionisti imprenditori uniti: «Pare tutto giusto, per carità. Ma solo in linea di principio. La realtà, purtroppo, è ben diversa». Illustra il caso personale, certificato a sue spese: «Sì, è vero, è un problema mio quello dello spostamento del forno di verniciatura. Ma mi risulta che ci siano tanti altri colleghi nelle stesse condizioni, costretti a spendere qualcosa come 3.800 euro, mica bruscolini, per incombenze e passaggi vari, resi obbligatori da burocrati che non sanno cosa significa portare avanti un’impresa».
Gli esempi di quello che attanaglia i piccoli imprenditori, ancora strenuamente impegnati a Genova e in tutta la Liguria, sono solo all’inizio. Costa - noto operatore economico, ma anche leader di iniziative a difesa delle piccole imprese, in particolare a Sampierdarena - è un fiume in piena: «Si dà il caso che se si vuole garantire la tutela della sicurezza, bisogna assicurarsi che i propri dipendenti, tanto per dire, usino l’elmetto, indossino le scarpe, e via dicendo. Ma se non lo fanno, il responsabile è il titolare dell’azienda, in prima persona, dal punto di vista civile e penale. Tutto questo, dopo che lo stesso titolare ha regolarmente fornito e pagato l’equipaggiamento. Se viene un’ispezione, scattano multe salatissime. Ma l’imprenditore mica può passare la giornata a guardare l’elmetto o le scarpe dei dipendenti. Figurarsi, poi, se l’azienda ha decine di dipendenti...».
Ancora: «Immaginiamo che io debba smaltire rifiuti tossico-nocivi - aggiunge Costa -. Chiamo la ditta specializzata, e pago perché mi porti via tutto nel pieno rispetto della legge. Fin qui tutto bene. Ma se per caso il camion che trasporta i miei rifiuti ha un incidente stradale prima di arrivare al sito di stoccaggio, il responsabile in toto sono io. Sempre dal punto di vista civile e penale». Basta così? Neanche per sogno. «E che dire della legge sulla mediazione, che si rivela mortale soprattutto per i piccoli imprenditori? In caso di contenzioso, devo aspettare due mesi senza poter ricorrere al giudice. Se poi la mediazione non mi sta bene - insiste Costa - devo attendere altri quattro mesi, prima di andare in causa, ma il giudice deve tener conto del giudizio del mediatore!». Altra condizione capestro, per i carrozzieri (che ora vogliono ricorrere al Garante per denunciare la concorrenza sleale): «Le compagnie di assicurazione inviano i danneggiati ad aziende in convenzione, che lavorano a prezzi stracciati. Ci rimette chi è fuori dal giro, ma anche i danneggiati che usufruiscono di riparazioni non a regola d’arte».

Costa riprende fiato, ma si capisce che avrebbe altri esempi da fare, in tema. «Il nodo, però - conclude amaramente - è sempre lo stesso: balzelli, lacci, lacciuoli, capziosità, burocrazia. E pensare che la sinistra pensa a imporre nuove tasse, e si lamenta se il governo vuole liberalizzare!».

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