«Non tornerò nel mio inferno»

Lo sfogo del padre: «Sono anni che si parla del caso di mia figlia: bisogna andare fino in fondo. C’è una sentenza e va rispettata»

«Questa proprio non la sapevo». Beppino Englaro è un uomo che non si fa spaventare da niente. Ma la parola omicidio, be’ quella fa effetto, se la minaccia di incriminazione pende nei suoi confronti. «Addirittura», commenta il papà di Eluana. Poi frena e rimanda qualunque considerazione all’avvocato.
«Da quando i giudici hanno deciso che mia figlia può e, anzi, deve essere lasciata morire è stato alzato un polverone che genera solo confusione. Qualunque mia parola potrebbe essere strumentalizzata, male interpretata. Perciò come Beppino Englaro non ho nulla altro da aggiungere, mentre per Eluana lascio che a parlare sia il mio legale».
Solo dopo, quest’uomo che ha smesso di vivere dopo l’incidente della figlia, e ha iniziato a lottare perché uscisse da «questo stato di non vita», decide di parlare.
Signor Englaro, il suo avvocato, Vittorio Angiolini, si è messo a ridere quando ha sentito la minaccia di incriminazione per omicidio. Dice che non può esistere omicidio se viene rispettata una sentenza che obbliga a sospendere un trattamento.
«Bene. Sono sollevato. Vede che avevo ragione io? Queste sono questioni legali. Complicate. Èd è giusto che se ne occupino gli specialisti. Ho scelto apposta un costituzionalista».
Angiolini sostiene che non sarà la minaccia di un ricorso, che necessita tempo per essere presentato, a fermarla e non vede il ricorso come uno stop.
«Si parla di mesi. Mi fa piacere che il mio legale dica che si tratta di una non notizia. Non vorrei un nuovo incubo. La sentenza ha messo fine ad un inferno. Queste voci e queste reazioni non fanno che peggiorare le cose».
Il suo legale dice anche che sarà questione di mesi, chiarendo che tocca ai medici sospendere il trattamento sanitario. Lei sarà presente in qualità di tutore di Eluana.
«Ho sempre sostenuto che non toccava a me interrompere la nutrizione. Ho solo chiesto che la volontà di mia figlia venisse rispettata».
Questo ha creato un putiferio.
«Conta solo la legge. Mi fido del mio avvocato. Se dice che anche il Parlamento non ha possibilità di far valere il conflitto di attribuzione, lascio che parli lui».
Angiolini dice che lei è più sollevato dopo la sentenza dei giudici e dice che l'intervento di Cossiga è un attacco frontale alla Corte di cassazione destinato a fallire.
«Ho sempre detto quel che pensavo. Ora invece le parole vanno pesate. Ora c'è una sentenza che ci dà ragione. Bisogna arrivare fino in fondo. Per liberare Eluana da un destino che non voleva e per far sì che questo inferno abbia una fine».
Le manifestazioni in piazza l'hanno infastidita? Si aspettava tutte queste reazioni da parte della gente?
«Sono anni che si parla di mia figlia e del suo caso.

Serviva una risposta che colmasse un vuoto normativo. Io volevo agire secondo le regole e alla luce del sole. Ora ci siamo riusciti: è l'unica cosa che conta. Ognuno poi può dire la sua. Io non raccolgo. Spero solo che sia rispettata la sentenza. Una grande sentenza».

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