Notte di controlli in via Padova: cento militari setacciano il quartiere

Notte di controlli in via Padova: cento militari setacciano il quartiere

«L’antrace, in realtà, fortunatamente finora a Milano non s’è mai vista» commentano con un certo sollievo gli investigatori della Digos. La polizia milanese, infatti, sapeva da subito che quella manciata di polvere bianca, avvolta in un foglio A4, giunta ieri mattina alle 8.30 in una busta altrettanto bianca, prima negli uffici della Borsa, in piazza Affari e, due ore e mezza più tardi, alla sede di Equitalia in via San Gregorio 55, era in realtà solo zucchero a velo. La sera prima - mercoledì 21 - la stessa innocua sostanza era stata infatti rinvenuta dalla polizia durante i controlli routinari della corrispondenza indirizzata al premier Mario Monti nella sua abitazione milanese. Il mittente indicato sul retro della solita busta, con timbro postale della città di Milano - tale Mauro Riviera, residente in via Maloia - suonava, sostengono gli investigatori, strano ma non improbabile. L’involucro creato con il foglio di carta all’interno della busta e che si percepiva anche solo al tatto, è però apparso subito singolare agli investigatori che, a quel punto, hanno avvertito i colleghi della Scientifica. E hanno intuito che la busta poteva essere l’inizio di una serie di falsi allarmi pre natalizi.
Il risultato è che ieri mattina, all’arrivo della missiva-fotocopia con il timbro postale di Milano e un mittente chiaramente fasullo - A. Lulli, via Monticelli, Milano - gli uffici sono stati evacuati in fretta e furia sia in piazza Affari che in via San Gregorio. Le due sedi sono quindi state rigorosamente vietate al pubblico e le entrate «cinturate» dal cordone bianco e azzurro della polizia. Sul posto sono arrivati subito i mezzi dell’Unità grandi emergenze del pronto intervento e dell’Unità intervento chimico dei vigili del fuoco. E, alla fine, sono state undici le persone (tutti impiegati: otto alla Borsa, tre a Equitalia) che, per essere venute a contatto in qualche modo con la misteriosa polverina, sono state portate in ambulanza al reparto malattie infettive dell’ospedale Luigi Sacco.
Una prassi obbligatoria per rispettare tutti i crismi dei controlli e delle rigorose procedure standard di sicurezza messe in atto qualora ci sia l’ipotesi, seppur remota, di un attentato con l’antrace. Misure preventive per tutelare le persone e per non lasciare nulla d’intentato.
In realtà finora, con l’invio di queste buste, si è sempre voluto creare solo caos, disordine e disturbo. Tutti obbiettivi ottenuti con successo se si pensa ai visi tesi e impauriti della gente sgomberata a gran velocità ieri mattina in piazza della Borsa. O alle facce preoccupate dei residenti di via San Gregorio. Una strada a senso unico che collega via Vittor Pisani e corso Buenos Aires, sede di numerosi show room e negozi per grossisti dove, tra l’altro, il blocco del traffico e la chiusura della carreggiata ieri mattina hanno creato non pochi problemi al traffico già intenso delle giornate pre natalizie. Proprio a causa dell’allarme antrace nella sede di Equitalia molte attività hanno chiuso in anticipo ieri mattina.
«Tutta una messinscena per creare solo allarme e disordini, peraltro in un periodo pre festivo già caotico di per sé, come quello natalizio - stigmatizzano in questura, con il tipico punto di vista degli investigatori -. Il fatto che non ci sia stata nemmeno una rivendicazione, del resto, la dice lunga sulla serietà del gesto».
Ieri pomeriggio il pubblico ministero Armando Spataro, dopo aver ricevuto l’esito sulle analisi della polvere sospetta accompagnato da una relazione della Digos, ha aperto un’inchiesta per minacce (se si fosse trattato di antrace si sarebbe proceduto per strage, ndr). Gli inquirenti hanno spiegato che l’analisi della polvere, per ragioni di cautela, richiede una procedura piuttosto lunga.

Tuttavia ieri i primi esiti dei test hanno rivelato immediatamente che la sostanza era assolutamente innocua. E assolutamente identica a quella trovata la sera prima nella busta indirizzata al premier Monti: una manciata di zucchero a velo.

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