Lo scorso 16 aprile - quando al Centro didentificazione ed espulsione (Cie) di via Corelli erano arrivati in blocco 40 tunisini che, dopo aver lasciato la Sicilia, erano sbarcati a Civitavecchia insieme ad altri 250 connazionali - qualche malumore cominciava già a serpeggiare. La struttura, da tempo satura, non offre una convivenza facile agli immigrati costretti a viverci e tempo addietro, in situazioni molto meno disagiate, erano già scoppiate delle rivolte. Ieri mattina i timori dei responsabili del centro hanno preso corpo e i nordafricani stipati in via Corelli hanno cominciato a farsi sentire. «Sono tutti tunisini - ha spiegato più tardi la polizia -. Non vogliono stare nel Cie, desiderano tornare liberi o essere rimandati al loro paese».
Così, dopo aver accatastato materassi e coperte, hanno deciso di appiccare il fuoco. È accaduto nel settore C, intorno alle 11.45 e la protesta è andata avanti per una mezzora. Nonostante il fuoco sia stato spento quasi subito i tunisini, una quindicina in tutto, hanno continuato a danneggiare vetri e finestre. Alcuni hanno cercato di autolesionarsi con degli oggetti trovati sul posto, ma con scarsi risultati visto il bilancio finale: si sono procurati infatti solo dei graffi e sono stati medicati nellinfermeria di via Corelli dove i medici non hanno dovuto ricorrere per loro allausilio di cure ospedaliere.
Al termine del tumulto in manette, accusati dincendio doloso e danneggiamenti, sono finiti sette tunisini, tutti sedicenti e senza documenti. Erano arrivati a Milano mercoledì scorso da unaltra città dove non cera posto. Stamattina saranno processati per direttissima.
Gli ultimi arrivi a Lampedusa, il conseguente decreto governativo del 5 aprile che stabiliva lopportunità per i profughi tunisini giunti in Italia dallinizio dellanno di avere un permesso di soggiorno temporaneo, sono fatti che hanno complicato molto la situazione già ostica con gli immigrati in Italia e messo a dura prova i sistemi di ricettività, in particolare le strutture come i Cie. Milano ha dato molto in questo senso ma ha anche sofferto: in via Corelli gli animi si erano surriscaldati da un po e si temevano rivolte o tentativi di suicidio come se nerano visti nei mesi passati.
In particolare lo scorso 21 marzo, un sabato pomeriggio, una raffica di episodi, tutti concentrati in poche ore, aveva preoccupato molto i volontari della Croce Rossa che lavorano nel Centro e i poliziotti che prestano servizio lì.
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