Per okkupare uno stabile feriscono il proprietario

«Per il momento si sono sparpagliati per la città, ma temiamo che nel giro di qualche ora avranno già occupato un altro stabile».
Detto, fatto. Volendo sottilizzare, la previsione degli investigatori della Digos - fatta lunedì subito dopo lo sgombero dell’impianto sportivo «Caimi» di via Carlo Botta - era un po’ scontata, soprattutto in considerazione del fatto che ci troviamo davanti a dei veri e propri professionisti dell’abusivismo. La sera stessa, infatti, intorno alle 23.30, i quindici anarchici che dal 20 febbraio si erano insediati nella storica piscina costruita negli anni Venti in Porta Romana, insieme ad altrettanti «compagni di viaggio» raccattati per strada, avevano già preso possesso di una nuova dimora, una palazzina di due piani di viale Toscana 12. E, temendo uno sgombero-lampo, i giovani hanno chiamato tutta una serie di «supporter» di area che potessero sostenere la loro azione. Assente, per il momento, Paolo Maurizio Ferrari, l’ex Br che lunedì aveva resistito oltre sette ore dopo lo sgombero sulla torretta della Caimi.
Ieri mattina, poi, la situazione è trascesa quando, intorno alle 9.30, davanti al palazzo si è presentato il regolare affittuario pretendendo la restituzione dello stabile. Non solo gli anarchici lo hanno insultato pesantemente ma, da una finestra, uno di loro ha lanciato una bottiglia che ha ferito alla mano il nipote dell’uomo, accompagnato poi in ambulanza al Policlinico per farsi medicare il taglio. Sul posto, poco dopo, è arrivata anche la proprietaria dello stabile che, preso atto dell’occupazione, si è recata al commissariato «Scalo Romana» per sporgere querela.
La Caimi, chiusa dal 2006 e in attesa di essere ristrutturata, era stata occupata a febbraio al termine di un lungo corteo in zona Ticinese e Solari dagli anarchici protagonisti dell’esperienza della «Bottiglieria occupata», sgomberata nell’ottobre 2010 dopo che per alcuni giorni si erano abbarbicati sul tetto della palazzina di via Savona 18.
Sgomberati prima dal Lab Zero di Ripa di Porta Ticinese, poi dalla Bottiglieria e infine dalla Stamperia Occupata di via Giannone, nel quartiere cinese, i giovani occupanti avevano individuato infine la piscina di via Botta come nuovo luogo in cui insediarsi.
Adesso è la volta di viale Toscana 12. Una palazzina che non sarà sgomberata nell’immediatezza vista la prossimità di date «critiche» per l’ordine pubblico come il 25 aprile e il 1° maggio.
Dal vicesindaco Riccardo De Corato arriva un appello alla magistratura: «È necessario che un segnale forte arrivi anche dalla magistratura. Solo per la piscina Caimi, ad esempio, sono stati denunciati 15 occupanti. Per via Giannone invece erano state sporte 33 denunce.

A quando i rinvii a giudizi? Anziché sospendere i decreti di rilascio, come ha fatto la Corte d'Appello di Milano per il Conchetta rimandando lo sgombero, se tutto va bene, alla sentenza d’appello sarebbe meglio che i giudici perseguissero penalmente in tempi rapidi gli abusivi. Altrimenti l’inerzia produce l’effetto impunibilità».

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