Omaggio a Léo Ferré, poetico cantautore

Continua a Milano e dintorni la fase favorevole per la musica afro-americana, anche dopo la conclusione della stagione di «Aperitivo in Concerto» e della manifestazione «Conoscere il Jazz» di Bollate: basti citare le due serate del trio del pianista Brad Mehldau al club Blue Note e il pregevole recital del sassofonista John Tchicai e del chitarrista Garrison Fewell al Teatro dell’Arte. Lunedì 31 all’Auditorium milanese (Largo Mahler, ore 21) il tour di «à Léo», un tributo al cantautore francese Léo Ferré proposto dal trio di Roberto Capelli pianoforte, Attilio Zanchi contrabbasso, Philippe Garcia batteria e percussioni, con la partecipazione di Gianmaria Testa voce e chitarra e di Paolo Fresu tromba e flicorno.
È la prima data italiana dopo l’esordio in Francia a Eysines, Albi e Parigi e prima di altri concerti a Carrara, Borgo San Lorenzo, Roma, Cascina, Modena, nonché a Cully in Svizzera e a Murnau in Germania. Con l’occasione viene presentato in anteprima il cd F. à Léo, edito da Radio Fandango e distribuito da Edel, che fa ascoltare 17 tranche con gli stessi protagonisti.
Il progetto è nato sette anni or sono da un'idea di Roberto Cipelli. Dice: «Ho voluto realizzare una rilettura, nel linguaggio del jazz, di alcune delle opere più significative di un mostro sacro della canzone non soltanto francese qual è Ferré. E l'ho voluto fare da italiano, con uno sguardo forse più libero che proviene dal nostro versante delle Alpi, ma con la consapevolezza che il caso richiede. L'idea è maturata col tempo e ci sono stati alcuni concerti, per cui i musicisti partecipanti hanno finito per considerarla anche come propria. Il repertorio si è precisato con un contributo collettivo, specie quello del cantautore Gianmaria Testa, delegato a dar voce alle parole di Ferré, data la sua totale “confidenza” con il mondo di Léo e la sua perfetta conoscenza della lingua francese».
Non ci sono anniversari o ricorrenze che giustifichino il progetto. C'è soltanto il fascino del poeta, del musicista e dell'uomo Ferré, cui Cipelli si è accostato per caso anni fa in un ristorante francese il cui titolare era stato amico fraterno del cantautore.

«Ho scoperto così che molte cose, in lui, erano affini al mio modo di vedere la realtà e di percepire la musica. Perciò ho ascoltato i suoi dischi, ho letto i suoi testi e ho pensato di riproporli in qualche modo nel mio stile, coinvolgendo musicisti dei quali ho stima e fiducia».

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