Ostia, arrestato un cileno per la rapina alle Poste

In manette anche la convivente italiana, sorella del complice con cui ha messo a segno pure un colpo a Milano

Stefano Vladovich

Per rapinare l’ufficio postale non si sono certo allontanati troppo. Appena 20 metri dall’appartamento che avevano preso in affitto in via del Sommergibile, il secondo covo per una banda di italo-cileni specializzata in armi e rapine. Il 10 gennaio scorso l’assalto, pistole in pugno, all’agenzia dell’ente poste di Ostia ponente. Due giorni dopo l’irruzione nella base di Focene da parte della polizia, insospettita da un grosso giro di refurtiva. Il giorno dopo ancora l’azione, questa volta in trasferta, alla filiale della Banca Intesa in corso Buenos Aires, a Milano.
Ma un intoppo, durante la fuga, fa precipitare le cose e uno dei banditi viene catturato. Mancavano solo gli ultimi elementi della «colonna romana» per stroncare un’organizzazione criminale con base sul litorale. Altri due arresti per quella che gli agenti del XIII commissariato hanno battezzato «operazione Mojito». Manette per Miguel Enrique Munoz 21 anni e la convivente, Alessandra Mozzillo, 26 anni, sorella di Gianluca, 25 anni, il criminale acciuffato a due passi da piazzale Loreto, nel capoluogo lombardo. «Dopo la scoperta della base logistica a Fiumicino - spiega Rosario Vitarelli, dirigente del commissariato Lido - ci siamo concentrati sulle conoscenze dei due cileni di 34 e 49 anni, fermati con la pistola calibro 9x21, le munizioni e la merce rubata. Tutto portava sulle tracce del sudamericano, da tempo legato all’italiana, stretta parente del rapinatore della Banca Intesa, a sua volta collegato con la mala locale». L’uomo, del resto, viene inserito a pieno titolo e indagato nella più vasta operazione Anco Marzio: traffico di sostanze stupefacenti in quantità industriale, riciclaggio, usura, associazione a delinquere di stampo mafioso. A inchiodarlo alcuni fotogrammi nelle riprese delle telecamere nell’atrio delle poste, mentre gli impiegati, atterriti dalle armi puntate contro, gli consegnano il denaro. Azione simile quella compiuta tre giorni dopo a Milano allo sportello di un istituto di credito. Sono passate da poco le 11,30. Una coppia di criminali, armi sotto i giacconi, entra in banca. I clienti vengono fatti sdraiare in terra mentre i dipendenti sono costretti ad aprire la cassaforte. La scena non sfugge a un carabiniere fuori servizio che, dalla strada, capisce che qualcosa non va. Il militare chiede aiuto a un vigile. I malviventi, nel frattempo, scappano verso piazzale Loreto dove li aspetta un’auto. I due dietro, fino a quando non raggiungono Mozzillo. Cosa ci faceva a Milano un piccolo delinquente legato alla criminalità lidense? Le indagini ripartono proprio da Ostia.

L’altro giorno, seguendo la sorella Alessandra, i ragazzi della squadra giudiziaria arrivano al secondo elemento della banda, il cileno. «La donna stava per incontrarsi con Miguel sul lungomare Duca degli Abruzzi - spiegano gli agenti -. Alessandra aveva una borsa con abiti puliti: abbiamo capito che il cileno sarebbe partito per chissà dove».

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