Franco Sala
Anche il fisco riserva i suoi particolarissimi «regali» e a una contribuente di 67 anni, grazie ad un groviglio burocratico è riuscito ad ipotecare la casa. La notizia è piombata nel negozio della barista di Nova Milanese tramite raccomandata con ricevuta di ritorno. Meglio fare le cose a puntino. Peccato che, tutta la vicenda assuma contorni kafkiana. Vediamo perché. Allinizio, lAgenzia delle Entrate, ufficio numero 2 di Desio, prende in esame le dichiarazioni dei redditi dellesercente: i funzionari accertano un reddito superiore rispetto a quello indicato. La donna potrebbe presentare ricorso alla commissione tributaria ma aspetta: per il «ritocco» dellimponibile, dovrebbe sborsare quasi 18mila euro. Che fare? Si mette nelle mani di un buon ragioniere e chiede di saldare a rate il debito. Domanda accolta.
Nel frattempo arriva lopportunità di presentare il condono: occasione legittima per chiudere le «liti pendenti». Si fa compilare e sottoscrive il cosiddetto condono tombale. È quello, pagando, che consente di mettere una pietra su tutti i «peccatucci» da farsi perdonare dallerario. Presentato e accolto. Ma i funzionari dellAgenzia delle Entrate, chissà per quale motivo, non archiviano la pendenza in atto. Vogliono i 18mila euro e danno mandato allesattore di procedere. Forse le due pratiche imboccano strade diverse: laccertamento procede da una parte, il condono dallaltra. Qualche mese fa la commerciante riceve un primo provvedimento: gli bloccano lauto. Motivo: non ha pagato le rate concordate col fisco. E la vigilia di Natale la contribuente riceve la botta.
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