Con il Paròn o il Barone che bello lo 0-0

«Gente, ciacole no fa fritole... speremo de paregiar». Oppure: «Fasciamo sudare palla... in loro metà campo». Quanta nostalgia, per lo stile proletario del Paròn e per quello aristocratico del Barone! A preparare il prossimo derby loro impiegherebbero quattro o cinque secondi, giusto il tempo di pronunciare quelle frasi nel sancta sanctorum dello spogliatoio. Con una sola pausa a testa, fra melodramma e tattica. «Ciacole no fa fritole» lo capirebbe persino Cassano, che cosa vuol dire, e far «sudare palla» è il pane quotidiano di Seedorf, quindi... Quindi ecco la mission (parlando in berluschese) per la serata del 2 aprile: un bello zero a zero e via, senza tanti discorsi sul «club più titolato al mondo».
E le marcature? Archeologia calcistica o necessità? Buona la seconda. Nereo Rocco più o meno direbbe: «Ti, Moreto \, no star in area, vien fora su l’ala per andar drio a Maicon. E ti, Sandro \, no perder tempo a zogar a balon e no sortir da le braghe de l’African \. E me racomando Teron \, guai a ti se te vedo tirar in porta». Nils Liedholm, invece, s’inventerebbe una mossa a sorpresa, come quando schierò contro i cugini, per un tempo, il primo, l’attacco a quattro punte: Hateley, Virdis, Rossi e Marco Macina, uno dei tanti «ragassi essessionali» che erano tali, si favoleggia, in allenamento. Risultato? Zero a zero, ovvio. Poi uscì Macina e perdemmo 1 a 0, gol di Minaudo, che quell’anno era il Macina di quelli là. Diciamo che, per la soirée-scudetto, Liddas potrebbe presentare uno Strasser dietro le punte o uno Yepes in cabina di regia. Noi, poveri diavoli di antica data, perdoneremmo al Paròn e al Barone qualsiasi cosa, pur di non vedere i biscioni strisciare ancora in piazza Duomo e al Castello, fra un mese scarso, con l’ennesimo scudetto dell’era post-Moggi appiccicato sulle bandiere. Perdoneremmo anche la sconfitta, ben sapendo che, a -1, incomincerebbe il terzo girone di questo campionato, quello dei golosi, e mentre sull’altra sponda del Naviglio si distrarrebbero pensando all’abbuffata della Champions...


Risultato a parte, comunque vada sarà un insuccesso per il povero Max Allegri: troppo magro per essere un nipote di Nereo e troppo loquace per essere un emulo di Nils. E poi lui è livornese, e Livorno non è, diversamente da Trieste e Valdemarsvik, un quartiere di Milano. Anzi, del Milan.

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