Un «paradiso verde» per sceicchi a due passi dai pozzi di petrolio

Sarà il paradiso terrestre sull’isola della felicità. Sarà un pizzico di “bon ton” ambientalista in un parco dei divertimenti per Paperoni mediorientali. In Cornovaglia esiste da otto anni, ma serve a educare giovani e scolaresche alle meraviglie dei diversi ecosistemi terrestri. Ad Abu Dhabi, o meglio sulle dune della Saadiyat Island (isola della felicità appunto) che fronteggia l’emirato, sorgerà tra campi da golf a 18 buche e bizzarre riproduzioni del Louvre e del Guggenheim Museum. Sarà insomma l’ultima stravaganza per emiri dopo le piste da sci di Dubai e i grattacieli in stile Manhattan simbolo del lusso e del nuovo turismo mediorientale.
Del resto su un’isoletta destinata a costare più di 20 miliardi di euro e ad accogliere, nel 2018, 150mila danarosi residenti non ci si può certo accontentare di sabbia, cemento e asfalto. Per regalare a facoltosi abitanti e turisti l’ebbrezza della diversità i finanziatori dell’ “Isola della felicità” hanno deciso d’arricchirla con un tocco d’Africa, un pizzico di Mediterraneo e qualche spennellata di sud est asiatico. Dimenticati i pozzi di greggio distanti meno di cinquanta chilometri i visitatori di Saadiyat Island potranno illudersi di avere tutte le bellezze della natura a un passo. Entrando nelle gigantesche serre trasparenti studiate per rigenerare i diversi ecosistemi avranno l’impressione di sudare come in una foresta pluviale, s’illuderanno di respirare gli odori di rosmarino, salvia e ulivi della Costiera Amalfitana, sogneranno di vagare tra i sentieri e le conifere di un bosco tedesco. Sarà tutto lì, tutto a portata di mano e di portafoglio non appena superati i cinquecento metri d’autostrada a dieci corsie costruita per collegare i grattacieli di Abu Dhabi al nuovo “paradiso terrestre”.
Quanto al progetto non c’è problema, basterà ricreare, con le dovute esagerazioni, l’Eden Project originale, quello costruito in un’immensa cava d’argilla della Cornovaglia, aperto al pubblico nel 2001 e usato nel 2002 per girare alcune scene del film di 007 “La morte può attendere”. Al centro del Paradiso terrestre di Abu Dhabi vi saranno, come in Cornovaglia, i vari “biomi”, ovvero i diversi ecosistemi ricostruiti e sviluppati artificialmente all’interno di almeno due o tre gigantesche serre di plastica trasparente. Progettate dall’architetto dell’Eden della Cornovaglia mentre lavava i piatti di casa, le “serre biomi” sembrano vere e proprie bolle di sapone sospese e garantiscono la perfetta riproduzione d’ogni ambiente e vegetazione, dalla steppa russo-finnica all’Africa equatoriale, delle giungle del sud est asiatico alle colline liguri. Passando dal secco e arso clima di Abu Dhabi alla foresta pluviale africana il visitatore avrà la sensazione di soffocare dall’umidità, ma anche la sorpresa di ritrovarsi circondato da piante di caffè, palme da cocco, canne da zucchero e frutti tropicali. Quando sarà stufo di passare da un bioma all’altro, di dar da mangiare alle renne della steppa o di raccogliere pannocchie di mais delle Ande potrà riposarsi nel bio-villaggio costruito appena fuori.

Nella terra del petrolio e delle sue immense ricchezze potrà illudersi di rinfrescarsi tra i soffi di un’aria condizionata priva d’emissioni dannose per l’ambiente e muoversi a bordo di silenziose auto elettriche rigorosamente ecocompatibili.

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