Tra Parigi e Berlino va in scena il grande freddo

I leader dei due Paesi divisi sul ruolo della Banca centrale. A vuoto le pressioni francesi, appello del ministro Juppé: "La Bce salvi l'euro"

Per superare la crisi «Francia e Germania faranno presto delle proposte concrete e speriamo che anche l’Italia voglia associarsi». Chiunque sieda a Palazzo Chigi, Nicolas Sarkozy viaggia con l’Italia sempre a rischio gaffe. In un vertice a tre non sembra il massimo dire: noi abbiamo deciso, tu se vuoi adattati. Ma così è stato ieri al vertice di Strasburgo. E la frase altro non è che l’ennesima riproposizione del direttorio franco-tedesco, costante e filo rosso della storia dell’Europa unita. Se servisse a uscire dalla crisi si potrebbe far finta di niente e lodare la perizia dei due autorevoli statisti alla guida del Vecchio continente. Purtroppo la realtà è diversa.

A tutti è chiaro che Sarkozy ed Angela Merkel si sono assunti il compito di tirare la carretta europea. Il problema è che la vogliono tirare da parti opposte. E il vertice di ieri, oltre che per l’ormai abituale muro della cancelliera contro ogni ipotesi di soluzione non tedesca alla crisi del debito, passerà alle cronache come la consacrazione del grande freddo tra Nicolas e Angela. Tanto che Arnaud Leparmentier, il giornalista che per Le Monde segue l’Eliseo, ha subito scritto di un Sarkozy «particolarmente irritato dopo il fallimento del summit».

Prima materia del contendere il ruolo della Banca centrale. Da giorni tutti gli uomini vicini al presidente francese non facevano altro che insistere sulla necessità di far crescere il ruolo dell’Eurotower. Martedì mattina il premier François Fillon: «Abbiamo una difficoltà: convincere la Germania che dobbiamo difendere l’euro facendo evolvere il ruolo della Banca centrale». Solo ieri mattina il ministro degli esteri Alain Juppè (nel tondo): «La Bce deve poter giocare un ruolo essenziale per salvare la moneta unica». Con il suo sottosegretario che spiegava: «Dobbiamo far diventare l’Eurotower come la Federal Reserve americana». Di fronte a tanta pressione la cancelliera ha reagito da par suo: senza muoversi di un millimetro. E anzi sembra che l’argomento sia stato a malapena sfiorato, visto che la distanza tra le parti era tale da non far sperare in una pur minima intesa. Nella conferenza stampa Sarkozy è stato sibillino: la Bce è indipendente, dobbiamo rispettarla. E siccome un giornalista insisteva con la Merkel, lei ha reagito quasi stizzita: «Forse non avete sentito bene, forse ci sono stati dei problemi di traduzione. Comunque Sarkozy ha già detto che è indipendente».

Appena meglio (ma solo all’apparenza) le cose sono andate sul coordinamento delle politiche di bilancio. La Merkel ha parlato di Unione fiscale, di approccio federale, di poteri incisivi della Commissione. Anatema per il neogollista Sarkò che ha parlato al massimo di «controllo» (successivo) e che è per poteri affidati ai governi e non ai funzionari di Bruxelles.

Risultato: anche su questo punto le trattative continuano, i risultati arriveranno (si spera) non prima del vertice dei capi di Stato e di governo in calendario per il 9 dicembre a Bruxelles. Le Borse e i mercati dell’euro (sotto l’1,34 con il dollaro, ai minimi da settimane) non hanno gradito.

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