Parmalat, 35mila risparmiatori chiedono i danni a Calisto Tanzi

I «bond people» ammessi come parte civile sul crac. L’ex patron in aula chiede un unico processo

Il popolo dei truffati entra nel caso Parmalat. È il gip di Parma Domenico Truppa a dare i numeri di un dibattimento così eccessivo da rendere ridicola persino la classica formula del maxiprocesso. Saranno trentacinquemila le parti civili che assisteranno alle udienze, faranno sentire la loro voce, proverano infine ad ottenere un risarcimento adeguato allo smacco subito. Trentanciquemila risparmiatori, per la maggior parte titolari dei bond della multinazionale di Collecchio, risucchiati dentro un buco quasi inconcepibile di 14,4 miliardi di euro.
Nell’immenso salone del Centro Congressi, unico contenitore adatto all’evento, Calisto Tanzi, l’imputato numero uno di una lista che comprende 62 persone, ascolta silenzioso il gip. L’elenco delle vittime è interminabile ed è un viaggio nella pancia profonda dell’Italia: il Paese formato da tante famiglie che come formiche avevano puntato sugli scintillanti titoli della casa alimentare italiana per mettere al sicuro e far fruttare i propri gruzzoli. Ora l’esercito dei bond people entra come protagonista nel processo in cui si contestano tantissimi reati, dall’associazione a delinquere alla bancarotta: in prima fila, a monopolizzare il parterre, ecco i 32mila bond people di Area San Paolo, tutelati da Carlo Federico Grosso.
All’assalto parteciperà anche la vecchia Parmalat, quella in amministrazione straordinaria. Non ci sarà invece la Nuova Parmalat, società oggi quotata in Borsa, e non ci saranno nemmeno le associazioni dei consumatori. Protesta il Movimento difesa del cittadino: «La motivazione secondo la quale le associazioni non sarebbero portatrici di interessi specifici contrasta con altre decisioni dei giudici di Milano e Torino, per rimanere alle più recenti, pronunciate peraltro in altri tronconi del processo Parmalat, o in altri processi in materia di bond bancari. Il ruolo svolto dalle associazioni dei consumatori per dare un sostegno ai risparmiatori truffati dai bond Parmalat o Cirio e dai contratti MyWay e ForYou, è ormai universalmente riconosciuto, anche alla luce del Codice del consumo». Soddisfatto invece Marco De Luca, legale della Parmalat: «L’ammissione alla parte civile della procedura era un punto fondamentale».
L’altro punto che sta a cuore agli imputati è la possibile unificazione dei diversi filoni della vicenda: gli avvocati dell’ex patron Calisto Tanzi sono i paladini di questa ipotesi e spiegano che il disastro è opera, anche e soprattutto, delle banche. De Luca, che rappresenta Enrico Bondi e dunque chi ha raccolto i cocci dopo il default del dicembre 2003, la pensa allo stesso modo: «A nostro avviso gli stralci giudiziari non ancora in udienza preliminare sono i più importanti, mi riferisco a quella serie di operazioni dolose portate a termine da alcune banche che hanno reso più grande il danno per i risparmiatori». Venerdì intanto arriva in udienza preliminare un altro troncone: quello cosiddetto Ciappazzi in cui sono imputati i due big di Capitalia, il Presidente Cesare Geronzi e l’amministratore delegato Matteo Arpe.


Truppa ha aggiornato l’udienza preliminare al 22 novembre, anche per studiare la questione posta Marisa Costelli, legale della Adusbef lombarda: Costelli vorrebbe citare come responsabili civili Italaudit e Deloitte, le società chiamate in causa per aver certificato bilanci che facevano acqua da tutte le parti.

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