"Il Parsifal dei Pooh diventa un'opera prog"

Il musicista parla del doppio album realizzato con la sua musica e le liriche di Negrini e D'Orazio

"Il Parsifal dei Pooh diventa un'opera prog"
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Roby Facchinetti, Parsifal diventa un'opera prog.

«Non vedevo l'ora, sono stati cinque anni di lavoro».

Cinquantatré anni dopo la pubblicazione del disco omonimo dei Pooh.

«Allora feci ascoltare una suite a Valerio Negrini (storico e grande autore dei testi dei Pooh, ndr), ma poi con i Pooh abbiamo capito che, tra dischi e tour, non avremmo avuto il tempo materiale per trasformare tutto in un'opera».

Quindi?

«Abbiamo lasciato tutto in stand by fino al 2011, quando Valerio e io abbiamo rispolverato il progetto e abbiamo iniziato a lavorarci. Poi Valerio è mancato nel 2013. Con Stefano D'Orazio siamo tornati a lavorarci poco dopo il nostro ultimo concerto per il cinquantennale, a inizio 2017. L'abbiamo finita a settembre e lui a novembre è morto. In questa opera prog che abbiamo voluto intitolare Parsifal - L'uomo delle stelle ci sono le nostre tre firme».

Roby Facchinetti si commuove quando parla di Valerio Negrini e Stefano D'Orazio. Ma sprizza entusiasmo descrivendo per filo e per segno questa «opera prog» che naviga per oltre due ore su quarantaquattro brani, due orchestre e tanti interpreti (lui è sia pianista sia voce del personaggio Parsifal). E in effetti l'idea è gigantesca e molto ambiziosa. Intanto le premesse. Parsifal, sì proprio come l'opera di Wagner, è il sesto disco dei Pooh, anno di grazia 1973, ed è considerato uno dei migliori dischi di sempre del nostro pop rock, anche grazie al brano omonimo e alla sua strepitosa parte strumentale capace di arrivare a livelli alti e decisamente internazionali. Poi i Pooh hanno seguito altre strade, che tutti ovviamente conoscono, ma oggi l'uscita di Parsifal - L'uomo delle stelle rappresenta la definitiva quadratura del cerchio. «Forse è un destino, io conoscevo Wagner già da ragazzino quando suonavo la fisarmonica, ma poi ho approfondito molto», dice lui snocciolando una storia musicale, la sua, che è iniziata addirittura negli anni Cinquanta.

Qui il personaggio Parsifal ha un nuovo profilo.

«È sempre il cavaliere senza macchia e senza paura, l'uomo prescelto con un forte senso della giustizia. Ma ora si sposa e ha un figlio. Si è umanizzato, pur senza perdere alcunché di mitologico».

In più c'è un'altra modifica.

«Sì è stata una intuizione di Stefano. Lui si è immaginato di inserire anche il Sacro Graal, che ha un significato simbolico: è la parte migliore di noi che bisogna tirare fuori».

Diventerà anche uno spettacolo dal vivo?

«Sì ci stiamo pensando. Non è un musical, è una vera e propria opera prog. Ma non abbiamo bisogno di tanti fronzoli, ci immaginiamo le orchestre sul palco e l'obiettivo focalizzato sulla musica. Ci saranno proiezioni adeguate, ma ci interessa di più l'aspetto sonoro».

Il debutto?

«Nel 2027».

Dopotutto nel 2026 i Pooh compiranno sessant'anni.

«Non riesco neanche a pronunciare sessant'anni dei Pooh».

Ci saranno brani inediti?

«Si era pensato di incidere dei nuovi brani. Ma onestamente, pur avendolo cercato, non abbiamo trovato alcun autore che davvero appartenga al nostro linguaggio e quindi ci sembrerebbe di fare un torto a Valerio e a Stefano. In fondo lo vuol sapere...?».

Prego.

«I Pooh hanno inciso quasi 400 brani e hanno sempre avuto il problema di togliere dalla scaletta quelli che avremmo voluto suonare.

Quindi, nel caso di un nostro concerto celebrativo, stiamo pensando a quali brani portare, insieme a sorprese speciali. Anche perché, nonostante non si debba mai dire mai, anagraficamente non è facile fare previsioni nel tempo...».

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