Parte oggi l’offerta di Edf-Aem su Edison

La scalata di Gas Natural su Endesa provoca reazioni a cascata tra gli operatori del settore

da Milano

Parte oggi, e si concluderà il 26 ottobre, l’Opa lanciata da Transalpina di energia su Edison: il termine dell’operazione è previsto il 4 novembre con il pagamento dei titoli. Il prezzo offerto è di 1,86 euro per azione e di 0,87 euro per warrant. Edf e Aem Milano con i suoi alleati (Enìa, Sel, Dolomiti Energia) sono così ormai vicini alla conclusione di una vicenda che li porterà a controllare pariteticamente (50% Edf, 50% Delmi) Edison con una quota tra il 51 e il 60% attraverso Transalpina. Edf avrà poi il 20% di Foro Buonaparte detenuto direttamente, mentre il restante verrà ricollocato per ricostituire il flottante. In questo modo il gruppo parigino deterrà, direttamente o indirettamente, almeno il 51%, contro il 30% di Delmi. Il patto di sindacato, che dura tre anni, prevede comunque un numero pari di diritti di voto in cda. Aem nominerà il presidente (Giuliano Zuccoli) e il direttore finanziario, Edf l’amministratore delegato (Umberto Quadrino) e il direttore generale (Michel Cremieux).
Fonti parigine sostengono che Edison sarà in grado di affrontare senza necessità di una ricapitalizzazione il programma di investimenti previsto che porterà il gruppo a disporre di centrali per 14mila megawatt: a fine giugno l’indebitamento finanziario era sceso a 4,9 miliardi di euro. E, a proposito del debito, è stato confermato che non ci sarà nessuna fusione tra Transalpina e Foro Buonaparte, che avrebbe l’effetto di trasferire il debito di Tde in Edison. C’è da ricordare che invece dopo l’Opa lanciata da Italenergia su Edison era stata decisa la fusione, scaricando l’indebitamento sulla società controllata.
Per arrivare al controllo azionario di Edison (sia pure con governance alla pari), Edf a fine Opa avrà sostenuto un costo complessivo di 7 miliardi di euro. Tanti, ma sempre molti meno di quelli che avrebbe dovuto sborsare se non avesse trovato l’accordo con Aem e i suoi alleati: in questo caso, infatti, i francesi avrebbero dovuto spendere il doppio (14 miliardi) per controllare il 2% dei diritti di voto.


Resta una piccola «grana» aperta: i warrant in mano alle tre banche ex azioniste di Ieb (Capitalia, Sanpaolo Imi e Intesa) non sono stati consegnati nel corso delle operazioni di put che hanno solo riguardato le azioni. Ed Edf ha chiesto l’arbitrato.

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