Pasqua, l’Italia delle regioni in venti menù

Serena Coppetti

Torta pasqualina, capretto, colomba: menu tradizionale ma gustato al ristorante. Per 2,6 milioni di italiani la Pasqua si festeggia serviti e riveriti in qualche tipico localino, vicino casa o fuori porta. Che sia «con i tuoi» o «con chi vuoi» poco importa. Di certo per i più sarà a fornelli spenti in casa. Lo dice un’indagine del centro studi della Fipe-commercio che mostra un dato con un bel più davanti. Per il pranzo pasquale le prenotazioni sono già al 75 per cento. Tante, molte di più dell’anno scorso. Sarà stata l’ansia da elezioni, come suggeriscono alla federazione italiana pubblici esercizi, che ha fatto crescere l’appetito. Sarà la primavera ormai inoltrata che porta con sé maggior voglia di spensieratezza fatto sta che al ristorante domani sarà seduto il 38 per cento di italiani in più. Per la gioia di osti e ristoratori (in totale 53mila) che metteranno in saccoccia una cosa come 110 milioni di euro. A Pasqua. A questi andranno aggiunti i «conti» di Pasquetta: 96 milioni di euro che si divideranno i 44mila locali aperti. A pranzo fuori a Pasquetta quest’anno ci sarà il 14 per cento in più degli italiani. Altri due milioni e mezzo di goderecci, concentrati, com’era presumibile soprattutto al nord. L’Italia spaccata in due anche sulle prenotazioni al ristorante: al sud a una settimana dalla Pasqua le prenotazioni non superavano il 15 per cento mentre da Roma in su, già quattro golosi su dieci erano corsi a assicurarsi un posto in trattoria. Questione di abitudine. Ma anche di tempo e voglia. Oppure più semplicemente questione di abilità. Si sa, la tradizione in cucina richiede tempo ma soprattutto destrezza. E se quella non c’è per mangiare bene non resta che il ristorante.

Con gran soddisfazione della categoria. Non la nasconde Lino Stoppani, neopresidente di Fipe Commercio che ci tiene a sottolineare «questo primo segnale positivo che arriva dal mercato». Il boom di prenotazioni, insomma fa ben sperare per il futuro.

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