Perché rinviare il pensionamento di Farina?

Chissà se Stefano Farina, al di là del ritorno economico, si è chiesto se valeva la pena di continuare l’attività arbitrale dopo aver superato il fatidico tetto dei 45 anni. Nel girone di andata ha messo assieme otto partite, la più importante a Marassi nel derby di Genova. Per il resto ha diretto incontri di medio valore, in molti casi con polemiche al seguito: vedi il pareggio di Torino-Milan o il recentissimo successo del Chievo sul Napoli a Verona. E allora perché mantenere in organico un arbitro del suo valore e della sua esperienza con 230 gettoni collezionati in Serie A? Tanto valeva lasciarlo in pensione o affidargli un importante incarico dirigenziale.
È evidente che Collina privilegi altri fischietti e che non abbia alcuna intenzione di investire un penny su quello appartenente alla sezione di Novi Ligure. Pare quasi il replay della scorsa stagione. Allora Farina ottenne soddisfazione (in soldoni partite di rilievo) da un colloquio con il designatore svoltosi nel periodo natalizio.

Che succeda qualcosa di simile anche quest’anno, magari dopo un nuovo incontro in un ristorante di Genova o di Roma? Resta nell’aria una curiosità. Come si sarebbe comportato Collina se, in regime di proroga, fosse stato utilizzato come un arbitro qualunque? Caro Abete, pensaci mille volte prima di rinviare la pensione di un fischietto, anche se di nome.

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