L'ultima mossa della Ferragni: perché non vuole pagare la multa dell'Antitrust

Secondo gli avvocati di Ferragni, il provvedimento dell'Agcm è "illegittimo" e nel provvedimento di impugnazione al Tar Lazio contestano "molteplici vizi dell’atto"

L'ultima mossa della Ferragni: perché non vuole pagare la multa dell'Antitrust
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Dagli avvocati di Chiara Ferragni è arrivata la conferma dell'impugnazione della sanzione comminata dall'AgCm per il caso dei pandori "Pink Christmas", che ammonta a oltre un milione di euro sommando quella a Fenice e quella a Tbs Crew. Fanno entrambe riferimento all'influencer e hanno gestito l'operazione commerciale, nata nel 2021, relativa ai prodotti dolciari con l'azienda di Fossano. Nonostante l'ampia documentazione prodotta dall'Antitrust sul caso, che è stata anche acquisita dalla procura di Milano per comporre il fascicolo sul quale il procuratore Eugenio Fusco sta lavorando, secondo gli avvocati di Ferragni l'intero impianto non regge per una multa così elevata.

Per questo motivo hanno deciso di ricorrere richiedendone "l'annullamento integrale perché considerato illegittimo". Nello specifico, gli avvocati Fabio Cintioli e Giorgio Fraccastoro contestano "molteplici vizi dell’atto" dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato "in termini di difetti di istruttoria, carenza di motivazione ed altre violazioni di legge" che sarebbero state commesse nel multare le aziende. Nel ricorso presentato al Tal del Lazio dai legali dell'influencer, e rivelato in anteprima dal quotidiano il Messaggero, si sottolinea come le due sanzioni siano una misura "del tutto sproporzionata rispetto alla gravità e alla durata della condotta".

Ma non solo, perché ignorando uno dei punti cardine del dispositivo motivazionale dell'Agcm, ossia il versamento benefico effettuato a maggio 2022, prima dell'inizio dell'operazione commerciale nel novembre 2022, per gli avvocati i 50mila euro donati all'ospedale sono un importo "consistente", equivalente a circa "il 25% del ricavato", che è stato calcolato da Balocco in 234mila euro. Come facevano, a maggio, a sapere che quell'importo avrebbe rappresentato una cifra considerevole del ricavato? E come facevano, 6 mesi prima, a sapere che "nel complesso, al termine della commercializzazione, le vendite" non avrebbero "riportato un esito soddisfacente".

Inoltre, l'intera donazione è stata a carico di Balocco, quindi eventuali giustificazioni spetterebbero all'azienda dolciaria. Quel che si imputa a Ferragni (e alla stessa Balocco) è di aver fatto passare il messaggio che le vendite dei pandori avrebbero contribuito all'importo donato. Fattispecie che gli avvocati negano ma che risulta da un comunicato stampa diramato il 2 novembre, inserito nelle motivazioni dell'AgCm.

L'altro punto sul quale l'Antitrust è intervenuto riguarda la partecipazione all'operazione benefica, che secondo gli avvocati di Ferragni si sarebbe sviluppata con "una visibilità gratuitamente apportata" all'ospedale Regina Margherita di Torino tramite "la ripetuta menzione dell’ospedale nei post e nelle stories".

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