La regina Vittoria (1819-1901), celebre per la sua dedizione al dovere e il rigore morale che caratterizzò non solo la sua personalità e la sua politica, ma l’intero periodo che da lei prese il nome, età vittoriana, avrebbe anteposto i propri sentimenti al ruolo ufficiale solo una volta nella vita. Sopraffatta dal dolore per la morte del principe consorte Alberto e contravvenendo alle regole e ai principi della Corona, la sovrana avrebbe cercato conforto in una pratica molto in voga all’epoca, sebbene totalmente priva di basi scientifiche e fin da subito dimostratasi pura illusione: lo spiritismo.
Un matrimonio riuscito
Per la regina Vittoria la scomparsa del marito, il principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha (1819-1861), rappresentò una sorta di spartiacque esistenziale. Da quel 14 dicembre 1861, quando Alberto morì di febbre tifoidea e congestione polmonare al Castello di Windsor (benché recenti studi abbiano avanzato l’ipotesi di un cancro ai polmoni), nulla fu più come prima.
La sovrana cedette alla sofferenza: decise di far chiudere per sempre gli appartamenti del consorte, ordinando che rimanessero inalterati, quasi cristallizzati al suo ultimo giorno di vita, come se si aspettasse davvero il ritorno di Alberto da uno dei suoi viaggi. Portò il lutto per il resto della sua vita (Vittoria sopravvisse quarant’anni ad Alberto) e scelse di ritirarsi quasi completamente dalla vita pubblica, pur continuando a svolgere i suoi doveri ufficiali.
La Regina aveva incontrato per la prima volta il principe, suo cugino di primo grado (la madre di Vittoria, Maria Luisa Vittoria di Sassonia-Coburgo-Saalfeld era la sorella del padre di Alberto, cioè Ernesto I di Sassonia-Coburgo-Gotha) nel 1836. Nonostante la diffidenza del governo e del popolo, date le origini tedesche di Alberto, i due si sposarono il 10 febbraio 1840.
Ebbero nove figli e Alberto si dimostrò un consigliere leale e intelligente, oltre che un marito premuroso e apparentemente non in competizione con la potente moglie (anche se su quest’ultimo punto il dibattito è ancora aperto). La loro fu un’unione riuscita, d’amore. Non vi fu il classico colpo di fulmine, bensì un sentimento che crebbe col tempo, dimostrandosi più solido di un diamante, inattaccabile.
Quando Alberto morì Vittoria si sentì improvvisamente sola, privata dell’unica persona che la conoscesse davvero. Con ogni probabilità ebbe davvero la sensazione che il mondo le cadesse addosso. Può sembrare esagerato, poiché le biografie ci restituiscono una Regina inflessibile e forte, eppure anche lei attraversò un momento di profonda fragilità emotiva, che non superò mai del tutto.
Proprio in questo frangente di sofferenza acuta, secondo il libro “Whisperers. The Secret History of the Spirit World” di James Herbert Brennan (2013), la regina Vittoria avrebbe compiuto un gesto inaspettato, chiedendo a un medium di mettersi in “contatto” con il mondo dei morti per tentare di “comunicare” con il principe Alberto.
Sedute spiritiche
Stando a Brennan Vittoria avrebbe organizzato delle sedute spiritiche credendo davvero di poter vedere e sentire ancora l’amato marito. All’epoca lo spiritismo, nato in Francia a metà Ottocento, era una pratica molto conosciuta e seguita. La presunzione di poter parlare con gli spiriti attraverso un “medium” affascinava le persone (accade ancora oggi), convincendole (ma sarebbe più giusto dire illudendole) che fosse possibile conoscere i segreti della vita dopo la morte e ritrovare, seppur per un breve momento, chi aveva ormai lasciato questo mondo. Sembra paradossale, ma allo spiritismo si dedicò persino Arthur Conan Doyle, il famoso creatore di Sherlock Holmes.
Naturalmente nessuno dei presunti “medium” e degli studiosi di questo particolare ambito dell’occultismo è mai riuscito a dimostrare l’esistenza di spiriti e, più in generale, di entità paranormali. Nessuno ha mai portato prove che fossero analizzabili dal punto di vista scientifico (il famoso divulgatore scientifico e illusionista James Randi mise in palio un milione di dollari nel suo “One Million Dollar Paranormal Challenge” per chi fosse riuscito a riprodurre un cosiddetto fenomeno paranormale in un contesto controllato: la ricompensa “attende” ancora un vincitore).
Al contrario, purtroppo, molti usarono (e continuano a usare) lo spiritismo e, in generale, le pratiche legate all’occultismo, per imbrogliare gli altri, facendo leva sulle loro debolezze. Il “medium” consultato dalla regina Vittoria avrebbe detto che sarebbe stato possibile mettersi in “contatto” con il defunto Alberto solo attraverso “il ragazzo che, di solito, portava la pistola [del principe] a Balmoral”, ovvero il valletto scozzese John Brown (1826-1883) al servizio della sovrana dal 1848.
Confidente o amante?
Brennan sostiene che la regina Vittoria avrebbe “parlato” con il defunto marito proprio attraverso John Brown il quale, dunque, sarebbe stato una sorta di tramite, di medium, durante le presunte sedute spiritiche. Brown, però, fu anche al centro di un altro mistero. Sulla stampa dell’epoca e nei salotti più frequentati si diffusero dei pettegolezzi secondo i quali dopo la morte del principe Alberto Vittoria e John sarebbero diventati amanti e si sarebbero perfino sposati in segreto, mettendo al mondo un figlio.
Storie mai suffragate da fatti che oggi gli storici considerano niente più di frottole. In quel momento, però, ebbero una grande eco, indebolendo ulteriormente l’istituzione monarchica già provata dal rigido lutto della regina Vittoria. In realtà sembra che John Brown fosse solo un confidente di Sua Maestà, invidiato per il favore regale ottenuto e, per questo, vittima di calunnie inventate allo scopo farlo cadere in disgrazia. Senza contare che l’amicizia tra un regnante e un servitore era, a priori, malvista, data la differenza di ceto sociale.
Le chiacchiere, però, non ebbero alcun effetto su Vittoria. Dopo la morte di Brown, nel marzo 1883, la sovrana lo definì “il più devoto dei servitori e il più sincero e caro degli amici…Forse mai nella Storia c’è stato un legame così forte e vero, un’amicizia così cordiale e affettuosa tra un sovrano e un servitore…”.
Vittoria e lo spiritismo
Impossibile dire se la Regina abbia davvero partecipato a delle sedute spiritiche. Allo stesso modo non tutti gli studiosi concordano sul suo presunto interesse verso l’occulto. Secondo Brennan Vittoria avrebbe lasciato delle pagine manoscritte sulla sua amicizia con Brown, ma sarebbero state nascoste o distrutte dalla royal family. Anche il carteggio tra il valletto e la Regina sarebbe stato definitivamente eliminato. Così, purtroppo, non sapremo mai se tra quelle righe Sua Maestà parlò anche delle sedute spiritiche per “contattare” il defunto Alberto, o se si tratti di semplici pettegolezzi.
Elizabeth Longford, studiosa e biografa della regina Vittoria, sosteneva che non esistesse alcun prova dell’interesse della sovrana nei confronti dello spiritismo, ma la storica Helen Rappaport ricorda che alla morte della monarca, nel 1901, sua figlia, la principessa Beatrice, avrebbe applicato una rigida censura sulle lettere e sui diari della madre. I motivi di questa revisione invasiva e davvero molto discutibile sono intuibili e, almeno per certi versi, comprensibili: i discendenti di Vittoria volevano lasciare ai posteri e alla Storia l’immagine di una sovrana impeccabile, conservatrice, tradizionalista, ligia al dovere. Dunque inattaccabile sotto ogni punto di vista.
Per quanto riguarda le sedute spiritiche, di cui comunque non abbiamo prove, c’è anche un ulteriore problema di non poco conto: la regina Vittoria, in quanto monarca britannica, era anche il Capo Supremo della Chiesa anglicana. Non poteva permettersi di scendere a compromessi con la superstizione e con pratiche che, in un altro momento storico, le sarebbero addirittura costate una condanna per stregoneria. Il compito di Sua Maestà era quello di tenere alti i principi del Cristianesimo e della Chiesa d'Inghilterra.
Cosa sarebbe accaduto se il popolo avesse saputo delle sedute spiritiche? Quanto sarebbe stato danneggiato l’Anglicanesimo? Nel libro “Queen Victoria. A Biographical Companion”, citato da Vanity Fair UK, la Rappaport ha scritto che la royal family voleva “assicurarsi che la reputazione di Vittoria sia come persona, sia come Capo della Chiesa d’Inghilterra, non venisse infangata dalla sopravvivenza, nei suoi scritti, di qualunque riferimento a pratiche religiose poco ortodosse”.
La Rappaport ha riportato anche un aneddoto molto interessante in proposito: sembra che in punto di morte il primo ministro Benjamin Disraeli (1804-1881) si sia rifiutato di ricevere Vittoria perché, disse, “vuole solo chiedermi di portare un messaggio ad Alberto”.
Il ruolo di John Brown
Dal punto di vista umano la fragilità di Vittoria a seguito della scomparsa del marito è un fatto del tutto normale, ma in quanto Regina, guida per il popolo, era necessario che mostrasse una parvenza di contegno, la regale impassibilità che contribuisce a rafforzare l’immagine della Corona.
In ogni caso rimane un dubbio: se davvero Sua Maestà ha organizzato delle sedute spiritiche, quale sarebbe stato davvero il ruolo di John Brown? Per quale ragione il medium consultato avrebbe individuato proprio nel valletto il “tramite” per arrivare al principe Alberto? Può darsi che sia trattato di un caso, ma data l’incertezza sull’intera vicenda non è possibile escludere un accordo tra Brown e il medium.
Siamo nel campo delle congetture, ma le opzioni non sono poi molte: forse il servitore credeva davvero nello spiritismo. O magari si sarebbe prestato al rito solo per compiacere la Regina. Ma potrebbe anche aver agito per prendersi gioco di lei, oppure per guadagnare un più ampio favore, diventando indispensabile a corte. Per quel poco che ne sappiamo del rapporto tra John e Vittoria, queste ultime due ipotesi sembrerebbero le meno probabili, ma non impossibili.
L’esorcismo della regina Elisabetta
Il caso della regina Vittoria e delle presunte sedute spiritiche parrebbe avere qualche punto in comune con una sorta di esorcismo che Elisabetta II avrebbe fatto praticare nel 2001, a Sandringham. La monarca, convinta che il Palazzo fosse infestato dal fantasma di Lady Diana, avrebbe chiesto l’esecuzione di un “rito” per “riportare la tranquillità”, come ha raccontato il giornalista Kenneth Rose nei suoi diari: “La dama di compagnia della sovrana mi disse che era stata invitata dalla Regina a Sandringham per assistere a una funzione condotta dal parroco locale in una delle stanze della residenza reale, quella in cui morì Re Giorgio VI nel 1952”, perché “infestata da uno spirito che rendeva impossibile il lavoro”.
Il parroco avrebbe spiegato lo strano fenomeno, sostenendo che “l’atmosfera potesse essere dovuta alla principessa Diana: cose simili potevano accadere quando qualcuno moriva di morte violenta”. Anche questo rituale, sebbene non confermato, si troverebbe in bilico tra ciò che è giusto e appropriato per un sovrano e ciò che non lo è.
La regina Elisabetta si è rivolta a un uomo di Chiesa, rimanendo nell’ambito della religione anglicana da un punto di vista formale, ma una monarca che sembrerebbe ammettere l’esistenza dei fantasmi e che cerca
di scacciarli (o di evocarli, come nel caso della regina Vittoria) rimane comunque una situazione controversa, un’ombra che deve rimanere confinata tra le mura del Palazzo, affinché non offuschi lo splendore della Corona.
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