Carlo III vanta lontani legami di parentela con personaggi come il controverso Vlad Tepes, da cui lo scrittore Bram Stoker trasse ispirazione per scrivere il suo celebre romanzo “Dracula” (1897) e addirittura il profeta Maometto. Non molti sanno, però, che nell’albero genealogico della Corona d’Inghilterra figurano anche alcune donne considerate streghe. O, per meglio dire, accusate di cospirazione e di stregoneria. Tra queste vi erano due Regine consorti, mentre la terza subì addirittura un processo alla fine del quale venne condannata al carcere a vita.
Giovanna di Navarra: strega e avvelenatrice?
Sembra incredibile pensare che nella royal family, oggi guidata da Carlo III, ci siano state delle donne accusate di aver praticato la stregoneria, persone che molti reputavano delle vere e proprie fattucchiere in combutta con il demonio e capaci di preparare pozioni mortali. In realtà non è così strano: la caccia alle streghe fu un fenomeno di ampia portata, in grado di superare confini geografici e limiti di classe sociale, in cui religione e superstizione si mescolavano senza soluzione di continuità. Le streghe potevano celarsi ovunque. Nessuno poteva dirsi davvero al sicuro, nemmeno gli esponenti delle élite dei diversi Paesi.
Neppure Giovanna, principessa di Navarra, duchessa consorte di Bretagna e Regina consorte d’Inghilterra (1370-1437). Lo zio materno di Giovanna era il Re Carlo V, terzo sovrano della dinastia Valois. Nel 1386 Giovanna sposò Giovanni V duca di Bretagna, conte di Montfort e conte di Richmond (lui era al suo terzo matrimonio).
Nel 1399, però, Giovanni V morì a Nantes. Giovanna venne chiesta in sposa da Re Enrico IV di Bolingbroke (1367-1413) e le nozze vennero officiate prima per procura, nel 1402, poi nell’Abbazia di Westminster nel 1403 (sebbene secondo alcuni storici sarebbe stato celebrato a Winchester e vi sia incertezza anche riguardo alla data esatta, che per alcuni fu il 7 febbraio, per altri il 25 febbraio).
Nel 1413 anche Enrico IV morì, lasciando Giovanna vedova per la seconda volta. Gli succedette il figlio Enrico V di Monmouth (1387-1422). Quest’ultimo non era figlio della principessa di Navarra, bensì di Maria di Bohun, che Enrico IV aveva sposato nel 1380 e che era deceduta nel 1394, cinque anni prima che il marito salisse al trono.
Secondo gli storici i rapporti tra Giovanna ed Enrico V sarebbero stati piuttosto buoni eppure, come riporta Gemma Hollman nel suo libro “Royal Witches. Witchcraft and The Nobility in Fifteenth-Century England (2020), nel 1419 la Regina consorte Giovanna venne accusata e condannata per aver cercato di avvelenare il sovrano attraverso pratiche legate alla stregoneria. Il 15 dicembre di quell’anno fu rinchiusa nel castello di Pevensey, nel Sussex, da cui uscì solo nel 1425, quando il nuovo Re, Enrico VI, decise di liberarla.
Le accuse di tentato avvelenamento e di stregoneria non vennero mai provate. Anzi, Giovanna non affrontò neppure un processo. Il motivo potrebbe essere tanto meschino quanto disarmante nella sua semplicità: va precisato, infatti, che la sovrana vedova poteva contare su una cospicua rendita annuale lasciatale dal marito e su alcune proprietà che le vennero confiscate dopo la condanna. A questo punto non sarebbe così strano supporre che i reati per cui Giovanna era stata giudicata colpevole senza neppure potersi difendere non fossero altro che facili pretesti per spogliarla delle sue ricchezze, della sua reputazione e del suo potere a corte.
La pozione di Eleanor Cobham
Al contrario di Giovanna di Navarra Eleanor Cobham (1400-1452) subì un vero e proprio processo per stregoneria ed eresia, come racconta il sito Royal Central. Figlia del terzo barone Sterborough, nel 1422 Eleanor divenne la dama di compagnia di Jacqueline di Hainaut, promessa sposa di Humphrey, duca di Gloucester e figlio del defunto Re Enrico IV (il matrimonio venne celebrato nel 1423). Nel 1425, però, Eleanor e Huphrey divennero amanti. Tre anni dopo il duca ottenne l’annullamento delle nozze e i due si sposarono. Humphrey era a capo del consiglio di reggenza costituitosi alla morte di Enrico V, data la giovane età del suo successore, ovvero il figlio Enrico VI.
Nel 1435 il duca di Gloucester divenne perfino erede presuntivo al trono, poiché era morto suo fratello maggiore Giovanni, duca di Bedford e all’epoca Enrico VI, il legittimo regnante, aveva solo 14 anni, dunque era un po’ troppo giovane per avere già dei figli. Humphrey ed Eleanor sembravano intoccabili. Almeno fino a quando la duchessa di Gloucester non iniziò a consultare due astrologi, che predissero la morte del sovrano nel 1441, dopo una lunga malattia e la sua ascesa al trono insieme al marito. La voce di questo infausto destino arrivò ai consiglieri di corte, che consultarono altri astrologi, ottenendo il responso opposto.
Eleanor e gli astrologi vennero arrestati e accusati di negromanzia e tradimento. I cortigiani arrivarono persino a pensare che la duchessa avesse usato pozioni e incantesimi per irretire Humphrey e indurlo a sposarla. Gli astrologi furono giudicati colpevoli: uno morì alla Torre di Londra, un altro appeso e squartato. Eleanor respinse tutte le accuse, ammettendo solo di aver acquistato da una certa Margery Jourdemayne una pozione che l’aiutasse nel concepimento di un figlio.
La donna che le aveva venduto il filtro venne arsa viva sul rogo. La duchessa di Gloucester fu condannata alla prigione a vita, costretta a divorziare dal marito e le furono tolti titoli e ricchezze. Inoltre, per umiliarla, venne stabilita una pena pubblica: il 13 novembre 1441 fu costretta ad andare da Westminster a Temple Bar (il monumento sulla strada che dalla Torre di Londra porta al Palazzo di Westminster, accesso alla City di Londra) vestita di nero e con in mano una candela che poi offrì sull’altare della St. Paul Cathedral.
La scena si ripeté due giorni dopo, ma stavolta Eleanor camminò da Swan Pier on Thames Street alla Christ Church. Un terzo viaggio la portò, invece, da Queenhithe a St. Michaels in Cornhill. Le fonti ritengono che le accuse contro la duchessa sarebbero state opportunamente gonfiate per infliggere un duro colpo alla sua ambizione e a quella del marito. Non è facile riuscire a definire la personalità di Eleanor. Con buona probabilità fu una donna volitiva che potrebbe aver sperato, rivolgendosi a degli astrologi, di predire il futuro, o meglio di sentirsi raccontare l’avvenire che lei bramava: sedersi sul trono d’Inghilterra insieme al marito.
La richiesta del filtro per concepire un figlio avrebbe fatto parte del grande sogno (o grande illusione, dipende dal punto di vista) non solo di essere madre e di assicurare una discendenza al marito, ma anche di garantire una successione alla stirpe reale d’Inghilterra. Eleanor si servì della superstizione per poi diventarne vittima. La stregoneria non sarebbe stato altro che l’alibi dietro al quale nascondere desideri di felicità e potere che nulla hanno di soprannaturale, ma che sono, nel bene e nel male, del tutto umani.
Elizabeth Woodville, la prima Regina commoner
Elizabeth Woodville (1437-1492) è considerata la prima Regina consorte commoner d’Inghilterra. In realtà era figlia del barone Richard Woodville, un piccolo nobile e di Jacquette de Luxembourg, discendente di Pietro I del Lussemburgo conte di Saint Paul. Le origini erano nobili, dunque, ma non così prestigiose. Nel 1465, però, Elizabeth sposò in seconde nozze (le prime erano state con John Grey di Groby cavaliere lancasteriano morto nel 1461) e in segreto Edoardo IV d’Inghilterra. Quando questi morì, nel 1483, il regno passò nelle mani del tredicenne Edoardo V d’Inghilterra con la reggenza dello zio paterno Riccardo di Gloucester, che assunse il titolo di Lord Protettore.
Riccardo, però, bramava la Corona per sé e temeva che dopo la morte di Edoardo IV Elizabeth e la sua famiglia potessero diventare troppo potenti, un ostacolo insormontabile ai suoi piani di conquista. Così fece arrestare e giustiziare diversi membri della famiglia Woodville, mentre Elizabeth chiese asilo all’Abbazia di Westminster. Non bastava. Era necessario eliminare i contendenti al trono. Riccardo confinò Edoardo V e il fratello Riccardo di dieci anni nella Torre di Londra. I due bambini passarono alla Storia come i “Principi della Torre”, forse assassinati dallo zio. Non conosciamo la dinamica esatta dei loro ultimi giorni. Sappiamo solo che dopo il 1483 nessuno più li vide vivi.
Inoltre il vescovo di Bath, Robert Stillington, sostenne che prima di contrarre matrimonio con Elizabeth il defunto Edoardo IV avrebbe sposato, sempre in segreto, Eleanor Talbot, figlia del primo conte di Shrewsbury. Eleanor era viva quando il sovrano si risposò. Per questo le nozze con la Woodville vennero annullate e i suoi figli considerati illegittimi. A questo punto non c’era più alcun ostacolo tra Riccardo di Gloucester e il trono d’Inghilterra. L’uomo venne incoronato come Riccardo III e fu l’ultimo Re della dinastia York.
Sarebbe stato proprio il nuovo Re a diffondere la voce secondo cui Elizabeth Woodville e sua madre Jacquette sarebbero state delle streghe e avrebbero praticato la magia per conquistare ricchezze e prestigio. Anche in questo caso non vi fu un processo e le accuse non vennero mai dimostrate, ma bastarono a rovinare la reputazione della Regina consorte. Nel 1484 a Elizabeth fu concesso di lasciare Westminster e tornare a corte dopo che Riccardo III si era ufficialmente impegnato a non arrestarla una volta fuori dalle mura dell’Abbazia. L’anno successivo Enrico Tudor uccise Riccardo III durante la Battaglia di Bosworth Field, sposò la figlia di Elizabeth, ovvero Elisabetta di York.
La Woodville trascorse i suoi ultimi anni nell’Abbazia di Bermondsey (non è chiaro se vi fu rinchiusa o se vi si trasferì volontariamente), dove morì l’8 giugno 1492. Da lei discendono importanti dinastie reali come i Windsor. La sua storia è al centro dell’avvincente romanzo “La Regina della Rosa Bianca” (2009), di Philippa Gregory, da cui è stata tratta la serie della Bbc “The White Queen”.
Streghe “royal”
Le storie di Giovanna di Navarra, Eleanor Cobham ed Elizabeth Woodville ci dicono molto della mentalità del tempo in cui vissero. Non erano streghe, naturalmente. Come suggerisce Gemma Hollman le accuse mosse contro queste donne sottolineano il fatto che in Europa, tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, la figura della strega era già quasi inscindibilmente legata al genere femminile. Poco importava che Giovanna, Eleanor ed Elizabeth avessero raggiunto posizioni sociali elevate: il popolo e i nobili credevano alla superstizione della stregoneria ed erano convinti che le streghe si nascondessero anche a corte.
Anzi, non c’era modo migliore di liberarsi di un rivale scomodo o di un nemico che accusarlo di stregoneria. In effetti queste tre nobili furono avversate dagli uomini più potenti del loro tempo, che riuscirono a schiacciare le loro ambizioni quasi senza muovere un dito, servendosi di calunnie costruite su pregiudizi. Da notare, per esempio, il cliché ricorrente (e molto maschilista) secondo il quale se queste donne si trovavano al vertice della scala sociale e avevano contratto matrimoni felici non poteva certo essere per merito, per intelligenza, o per amore, ma doveva trattarsi del risultato di un maleficio.
Dovevano essere streghe, ovvero minacce viventi per l'intera società. Aveva davvero ragione Voltaire quando disse: “Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle”.
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