“Si è dimesso”. L’Arcivescovo di Canterbury lascia il posto dopo lo scandalo pedofilia

Justin Welby, Arcivescovo di Canterbury, si è dimesso: sarebbe stato a conoscenza delle accuse di pedofilia mosse contro un suo amico e non avrebbe fatto nulla

“Si è dimesso”. L’Arcivescovo di Canterbury lascia il posto dopo lo scandalo pedofilia

La più importante autorità spirituale della Chiesa anglicana, l’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby, nell’occhio del ciclone di uno scandalo pedofilia che si trascina da anni e ha scosso il regno intero, ha rassegnato le dimissioni. L’Arcivescovo, infatti, sarebbe rimasto amico di un avvocato pedofilo pur essendo a conoscenza degli abusi fisici e psicologici da questi perpetrati su decine di minori. Una posizione inaccettabile e “insostenibile” secondo quanti gli chiedevano di lasciare il suo posto.

“Il peggiore e più brutale pedofilo seriale”

Justin Welby, Arcivescovo di Canterbury, avrebbe protetto per anni un pedofilo suo amico, l’avvocato John Smyth (1941-2018), voltando la faccia dall’altra parte anche quando sulla sua scrivania sarebbe arrivato un dossier sui misfatti dell’uomo. Smyth gestiva dei campi estivi cristiani per ragazzi sia in Gran Bretagna, sia in Africa. Nel 1997 venne arrestato in Sudafrica per la morte di un sedicenne, annegato cinque anni prima nella piscina di un campo a Marondera, Zimbabwe. Le indagini stabilirono che, probabilmente, il giovane non era stato assassinato. Tuttavia la vicenda fece emergere dei pesanti sospetti sulla figura di Smyth, sul modo in cui gestiva i campi, sulla sua condotta nei confronti dei ragazzi durante tutta la sua carriera.

Nel febbraio 2017 il nome di Smyth finì sul Telegraph, associato a uno dei crimini più orrendi che un essere umano possa commettere: la pedofilia. L’articolo innescò uno scandalo che lasciò atterriti gli inglesi. Stando alle indagini l’avvocato avrebbe perpetrato abusi fisici e psicologici su circa 130 giovanissimi nell’arco di 4 decadi. Tra le torture inflitte alle vittime vi sarebbero persino bastonate. Smyth morì nel 2018 a Cape Town, prima che le indagini arrivassero a una concreta formulazione dei capi d’accusa e a un processo.

Inoltre, stando alle conclusioni di un’inchiesta indipendente condotta dalla Chiesa d’Inghilterra nel 2024, gli abusi del legale, definito dal Guardian “il peggiore e più brutale pedofilo seriale”, sarebbero stati coperti per anni. Perfino l’Arcivescovo di Canterbury sarebbe stato a conoscenza dei reati dell’uomo, suo amico.

“Deve dimettersi”

“[Welby] potrebbe non essere stato a conoscenza dell’estrema serietà degli abusi”, leggiamo sul report della Chiesa d’Inghilterra, citato dal Guardian, “ma è molto probabile che avesse avuto almeno un certo livello di conoscenza del fatto che John Smyth avesse destato preoccupazioni...Non è possibile stabilire se Welby conoscesse la gravità degli abusi nel Regno Unito prima del 2013”. Proprio in quell’anno, infatti, l’Arcivescovo di Canterbury Welby avrebbe ricevuto un dossier in cui venivano spiegati nel dettaglio i crimini di Smyth. Ma non avrebbe mosso un dito.

Eppure già nel 1981 l’Arcivescovo sarebbe stato informato del fatto che l’avvocato “non era affatto una brava persona”. I due avrebbero anche condiviso l’alloggio in uno dei campi estivi gestiti da Smyth. Possibile che Welby, nel periodo antecedente al 2013, non avesse almeno intuito chi aveva di fronte? Non è escluso che abbia sottovalutato il pericolo e la serietà della faccenda. In ogni caso la Chiesa Anglicana, citata dalla Bbc, ha sottolineato che una volta letto il dossier Welby “avrebbe potuto e dovuto” denunciare tutto alla polizia.

Alcuni membri del Sinodo, l'Assemblea nazionale anglicana, hanno lanciato una petizione, chiedendo le dimissioni dell’Arcivescovo. In una prima dichiarazione ufficiale, però, Welby ha ammesso: “Non avevo idea, né sospettavo di questi abusi prima del 2013. Tuttavia dal report è chiaro che ho fallito nell’assicurare che dopo la comunicazione del 2013 si investigasse in maniera energica sull’orribile tragedia”. L’Arcivescovo si è scusato, ma in un primo tempo ha chiarito: “Non mi dimetterò”. Una decisione che non è piaciuta affatto ai vertici della Chiesa e ha scatenato un'ondata di rabbia e indignazione. Il vescovo di Newcastle Helen-Ann Hartley ha chiesto con forza le dimissioni di Justin Welby, sostenuta da quanti lo accusano di aver “permesso agli abusi di proseguire” e sostengono che abbia "perso la fiducia del clero".

La Hartley ha affermato alla Bbc: “Penso alle persone che giustamente si stanno ponendo la domanda: ‘Possiamo davvero fidarci del fatto che la Chiesa d’Inghilterra ci proteggerà?. Credo che al momento la risposta sia ‘no’. Il vescovo di Newcastle ha evidenziato che le dimissioni di Welby non cambieranno ciò che è accaduto e non risolveranno totalmente la questione, ma potrebbero “rappresentare una chiara indicazione del fatto che è stato posto un limite...”.

Dopo le iniziali resistenze Welby ha ceduto alle pressioni, annunciando le dimissioni:

"Credo che farmi da parte sia nell'interesse della Chiesa d'Inghilterra, che amo profondamente e che ho avuto l'onore di servire". Justin Welby avrebbe raggiunto la pensione nel 2026, al compimento dei 70 anni.

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