Canterbury, via l'arcivescovo. Non denunciò l'amico pedofilo. "Sapevo degli abusi dal 2013"

Justin Welby si dimette per lo scandalo molestie. Dopo la scoperta, trasferì John Smith all'estero

Canterbury, via l'arcivescovo. Non denunciò l'amico pedofilo. "Sapevo degli abusi dal 2013"
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Terremoto ai vertici della Chiesa d'Inghilterra. L'Arcivescovo di Canterbury Justin Welby ha annunciato le dimissioni, travolto da uno scandalo che affonda le sue radici nel passato e dalla vergogna per averlo coperto, insieme a molti altri rappresentanti della sua stessa istituzione.

Come è accaduto anche nell'ambito della Chiesa cattolica, si ripete un copione tanto comune quanto terrificante. La scorsa settimana sono stati pubblicati i risultati di una lunga inchiesta indipendente che ha messo in luce gli orribili abusi perpetrati nell'arco di 50 anni di quello che è forse il peggior predatore seriale collegato alla Chiesa anglicana. John Smith, carismatico avvocato e volontario nei centri di vacanza evangelico cristiani tra il 1970 e il 1980 ha molestato sessualmente, fisicamente e psicologicamente centinaia di bambini e adolescenti, sia nel Regno Unito che in Africa. Violenze avvenute sotto la totale copertura delle istituzioni ecclesiastiche che sapevano e non hanno mai fatto nulla. Anzi, quando gli abusi furono scoperti, a Smith fu consentito di trasferirsi all'estero dove ha continuare ad agire impunito morendo a Cape Town nel 2018 senza essere mai stato consegnato alla giustizia. Il rapporto conclude che, se nel 2013, quando fu informato dell' orribile vicenda, Welby lo avesse formalmente denunciato alla polizia, forse si sarebbe potuto arrestarlo. Invece, 10 anni fa, non solo l'Arcivescovo non era intervenuto personalmente, ma era passato oltre, accontentandosi delle spiegazioni che gli erano state date. Già la scorsa settimana Welby aveva ammesso pubblicamente «di non aver fatto abbastanza». Ieri nella lettera di dimissioni spiega: «Il rapporto ha portato alla luce la lunga congiura del silenzio sugli odiosi abusi di John Smith- si legge - quando nel 2013 fui informato e mi venne detto che la polizia era stata contattata, ho erroneamente creduto che sarebbe seguita una risoluzione appropriata. È chiaro che devo assumermi la responsabilità personale e istituzionale per il lungo e nuovamente traumatizzante periodo intercorso tra il 2013 e il 2024». Welby dichiara che «negli ultimi giorni ho rinnovato i miei sentimenti e il profondo senso di colpa per i fallimenti storici della Chiesa d'Inghilterra. Per circa 20 anni ho faticato per introdurre dei miglioramenti, adesso saranno altri a giudicare quello che è stato fatto». Un mea culpa che giunge tardivo anche perché negli stessi anni in cui avvenivano gli abusi, lo stesso Welby si era recato come volontario nei centri vacanza, ma ha sempre negato di essere conoscenza di comportamenti preoccupanti da parte di Smith, ipotesi che nel rapporto viene considerato «improbabile». Welby potrebbe non aver saputo dell'estrema gravità delle molestie, ma riesce difficilmente immaginarlo del tutto ignaro. «Non è però possibile stabilire se fosse a conoscenza delle molestie gravissime avvenute nel Regno Unito prima del 2013» dice il rapporto. È invece certo che a farlo dimettere più del suo senso di colpa sono state le dichiarazioni delle vittime degli abusi e l'ultima presa di posizione di un vescovo donna, che nei giorni scorsi si è fatta sentire con forza e dignità.

Helen-Ann Hartley, vescovo di Newcastle, ha detto che l'Arcivescovo non poteva più rimanere al suo posto perché «è molto difficile per la Chiesa continuare ad avere voce morale sulle questioni nazionali, quando non si riesce a mettere ordine al nostro interno riguardo a questioni così gravi come queste».

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