I punti chiave
Il principe William ha infranto la tradizionale neutralità politica della royal family, chiedendo la fine delle ostilità nella Striscia di Gaza e condannando l’antisemitismo. Attraverso il comunicato diffuso da Kensington Palace lo scorso 20 febbraio l’erede al trono non ha voluto solo esprimere solidarietà a entrambe le parti in conflitto, ma si è esposto in prima persona, in modo netto, sottolineando la necessità di un accordo di pace che metta fine ai combattimenti e alle morti in Medio Oriente. Israele, pur “stupita” per le parole del principe, che sarebbero considerate “ingenue”, ha voluto rispondere alla nota ufficiale, ma utilizzando la massima cautela, per evitare il rischio di compromettere i rapporti con la Casa reale.
“Troppi morti”
“Sono profondamente preoccupato per il terribile costo in termini di vite umane del conflitto nel Medio Oriente dall’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. Troppe persone sono state uccise”, ha dichiarato il principe William a margine della sua visita alla sede londinese della Croce Rossa, attraverso un comunicato ufficiale emesso da Kensington Palace. “Io, come molti altri, voglio vedere la fine dei combattimenti il prima possibile. C’è un disperato bisogno di un maggiore supporto a Gaza. È essenziale che gli aiuti arrivino e gli ostaggi vengano rilasciati. Talvolta è solo quando ci si trova di fronte alla vastità della sofferenza umana che si comprende l’importanza di una pace permanente. Anche nell’ora più buia non dobbiamo soccombere alla disperazione. Continuo ad aggrapparmi alla speranza che si possa trovare un futuro migliore e rifiuto di arrendermi”.
Il principe ha espresso un punto di vista molto equilibrato, che tiene conto del dolore di entrambe le parti in guerra in una questione terribilmente complicata e ormai secolare, che certo non può essere risolta con slogan, o “tifoserie da stadio”, diciamo così. Piccolo dettaglio che non può passare inosservato: l’uso dell’espressione “nell’ora più buia”, riferimento al discorso tenuto da Churchill alla Camera dei Comuni, il 18 giugno 1940.
William ha dimostrato che di fronte a una tragedia immane come quella di Gaza il silenzio neutrale dei Windsor, che sembra riproporre in scala più piccola la politica dello “splendido isolamento” britannico, non è più ammissibile. In questo modo il figlio di Carlo III ha dato una nuova immagine della monarchia, svelandoci che tipo di Re potrebbe diventare.
La risposta di Israele
Il comunicato del principe William, di notevole impatto e dal grande significato simbolico, non ha lasciato indifferente Israele. Soprattutto perché chiede la fine delle ostilità e sottolinea il costo umano di questa guerra, focalizzando l’attenzione sulle vittime di Gaza. Un punto di vista che il governo israeliano considererebbe, come riportato dal Telegraph, “ingenuo” e di fronte al quale avrebbe provato “sgomento”.
La risposta all’appello di William non si è fatta attendere. Nella serata del 20 febbraio 2024 il portavoce del governo d’Israele, Eylon Levy, ha affermato: “Naturalmente Israele vuole vedere la fine dei combattimenti il prima possibile e ciò sarà possibile una volta che i 134 ostaggi saranno rilasciati e una volta che l’esercito del terrore di Hamas, il quale minaccia di ripetere le atrocità del 7 ottobre, sarà smantellato. Apprezziamo l’appello del principe di Galles per la liberazione degli ostaggi di Hamas. Ricordiamo con gratitudine la dichiarazione dell’11 ottobre che condannava gli attacchi terroristici di Hamas e riaffermava il diritto di Israele alla difesa contro questi”.
La risposta molto diplomatica di Israele non conferma solo la linea politico-militare dello Stato in questo frangente.
Esprime, seppur in modo implicito, un parziale dissenso nei confronti delle parole di William, nello stesso tempo, la volontà di mantenere ben saldi i rapporti con il Regno Unito e la royal family. Un esercizio di equilibrio davvero molto difficile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.