A PESCA DI TOPI NEI BAGNI DI CORSO ITALIA

Francesco Gambaro

Uomini e topi. Non è solo il titolo di un fortunato romanzo (Of mice and men) del noto scrittore americano John Steinbeck. Da domenica scorsa potrebbe diventare lo slogan che certifica lo stato di «salute» dei bagni di corso Italia. Pochi uomini. Tanti topi. Per la precisione: dodici, topi.
Li hanno raccolti con le reti e non senza fatica i bagnini degli stabilimenti balneari «Squash» (gli ex Benvenuto), «Roma» e «Bagni militari». A pancia in su, cioè morti stecchiti. Quasi tutti. Seguendo le indicazioni e i suggerimenti dei clienti, a dir poco sbigottiti. Già. Finchè si tratta di nuotare in mezzo alle meduse, pazienza. Se poi bisogna fare i conti con l'alga tossica, la temuta Ostreopsis Ovata (che qui per ora non si è vista), le cose iniziano a complicarsi. Ma i topi, no, quelli nessun habitueè della tintarella in corso Italia l'aveva mai considerato. Errore. I topi ci sono, anche se non sono (più) vivi e non lottano insieme a noi. Sono rimaste dodici carcasse nelle acque poste davanti alla promenade dei genovesi. La storia è venuta a galla (è proprio il caso di dirlo) grazie al racconto della signora Carla, lettrice de «Il Giornale», che ha raccontato per filo e per segno l'incredibile scoperta dell'altro giorno. «Domenica pomeriggio, intorno alle 15.30 - racconta -, si è formata un'enorme chiazza scura davanti ai nostri bagni e a quelli vicini. Sono una cliente degli Squash da cinque anni». Non era petrolio. Trattasi di ratti, del genere pantegane, ovvero grossi topi di fogna. «Quelli che si vedono sotto il ponte di S.Agata, a San Fruttuoso. Se ti mordono, finisci dritto all'ospedale». Con una coda da far invidia a gatto Silvestro. Ma quello è il meno. «Abbiamo contato quattro topi, tutti morti che galleggiavano vicino alla piscina degli stabilimenti balneari, dove c'è la scaletta con la doccia. Non sapevamo se ridere o piangere». Nel dubbio, mentre Luca e Andrea, i due bagnini degli Squash, pedalavano e tiravano su con le reti gli indesiderati ospiti marini, i clienti l'hanno presa sul ridere, applaudendo ogni topo raccolto. Ma c'è poco da stare allegri. «Vengo in corso Italia anche d'inverno con i miei nipoti - insiste la signora Carla - ma mi creda: topi in acqua non li avevo mai visti. Ti fanno passare la voglia…». Il titolare degli «Squash» non è dello stesso avviso. Topi in acqua? «Non è una novità!», esclama il signor Puri. Che aggiunge: «Domenica scorsa erano quattro. La prima volta che arrivai in questi stabilimenti, una ventina d'anni fa, ne tirammo su sei. Arrivano trascinati dalle correnti dei rii di Albaro, o direttamente dal torrente Bisagno, di solito dopo un forte acquazzone. Sabato, in effetti, è piovuto moltissimo. Succede anche nella stagione invernale. Certo, mi rendo conto che non è un gran bel vedere». Proprio no. Se ne sono resi conto anche i clienti dei bagni militari, limitrofi agli Squash. Enrico, il bagnino, racconta: «Sabato, subito dopo il violento temporale che si è scatenato sulla città, abbiamo visto questi topi enormi che galleggiavano nei canali di scarico di Albaro, di fronte agli stabilimenti». In meno di un'ora, tra i bagni «Squash» e i «Mangini», si è formata una gigantesca chiazza color marrone. «E domenica - continua il bagnino - i topi emergevano dall'acqua a pancia in su, non distanti dalla battigia». Chi c'era, racconta: «Quando li ho visti pensavo onestamente che si trattasse di meduse, anche se molto grosse. Macchè meduse, erano pantegane scure». Tre «nuotavano» al largo, una quasi a riva. La gente è a dir poco inviperita: «Lo scriva che qui in acqua c'è di tutto, dai pesci morti, alle tavole dei gabinetti, fino ai cerchioni della 112. Ci mancavano giusto i topi». In totale: dodici, tra gli «Squash» (quattro), i «Bagni militari» (quattro) e i «Bagni Roma», altrettanti. Tutti venuti a galla tra domenica e lunedì scorso, nel primo pomeriggio, durante l'ora di massima affluenza alle spiagge di corso italia.

Da dove vengono? Pare dai canali di scarico di Albaro, anche se la forma, il colore, la stazza delle pantegane somiglia in modo fin troppo sospetto ai toponi che razzolano nel Bisagno. «Io li ho già visti lì», sbotta la signora Carla. E forse non è la sola.

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