«È il più brutto 25 aprile che io ricordi»

Letizia Moratti, fischiata, insultata e cacciata dal corteo con il padre, partigiano (decorato da Ciampi) ed ex deportato a Dachau. Bandiere di Israele bruciate e la Brigata ebraica costretta ad abbassare i vessilli per poter partecipare alla manifestazione. Esponenti di Forza Italia presi a calci e sputi tra gli applausi della piazza. È stato un 25 aprile ad alta tensione quello celebrato ieri a Milano. «Io non ho mai avuto paura. L’unico dispiacere e la mia preoccupazione era che potessero fare del male al papà», le prime parole della Moratti dopo le urla, gli spintoni e gli insulti dei militanti del sindacato e dell’Unione che le impedivano di partecipare al corteo. I semplici militanti, questa volta, non i no global, gli autonomi e quelli dei centri sociali questa volta tenuti perfettamente a bada dalla polizia in fondo alla manifestazione. «È il più brutto 25 aprile da quando sono sindaco - commenta Gabriele Albertini -. È un fatto increscioso e doloroso.

È riprovevole che il corteo abbia usato i valori di tutti per scagliarsi contro qualcuno». Non la pensa così l’ex capo del pool Mani pulite Gerardo D’Ambrosio, oggi senatore Ds, che invece giustifica fischi e insulti purché «antifascisti».

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