Il pianto straniero dei neonati di Capodanno

A Firenze il primo italiano, Cristian, si presenta con due ore ritardo rispetto alla cinese Zhuyifei. A Ischia, a mezzanotte e un minuto, è nata la tunisina Hiba

Il pianto straniero dei neonati di Capodanno

Milano - Una volta il primo strillo, sul filo di lana della mezzanotte di Capodanno, era una gara circoscritta fra Marco e Maria, Giovanni e Chiara. Una contesa inesorabilmente domestica. Ora quei nomi familiari non sono più in prima fila. La nuova generazione, che si affaccia al mondo all’alba del 2007, ha coordinate meno consuete. E trasmette sensazioni di latitudini lontane. A Roma il primo nato, alle 0.23, David, è un romeno, figlio di una badante e di un fabbro partiti da Bucarest due anni fa. Festa grande, anche perché, felice coincidenza, negli stessi minuti la Romania entrava nella Ue: il sindaco Walter Veltroni ha regalato alla mamma una composizione di fiori gialli e rossi, i colori della città. Nell’Europa globalizzata cadono le frontiere e i muri, anche quelli razziali, e però rischia di evaporare anche l’anima della nostre città. Dopo David, il secondo romano nato nel 2007 non è né Piero né Paolo, ma Safila, afghano doc.
Un caso? Pare di no. A Torino, guarda la combinazione, si ripete lo stesso copione: dieci minuti dopo la mezzanotte arriva Simone, nazionalità rumena come i genitori. In Liguria, invece, il più veloce è Otman, marocchino che spacca il minuto, a mezzanotte in punto. Un cronometro, fra botti e bollicine. Sul referto i medici scrivono: ore 00,00. Un’altra coincidenza che fa riflettere. È Otman a vincere, per il suo straordinario tempismo, il premio messo in palio da un apicoltore friulano: un quintale tondo di miele. Dal Nord al Sud il Paese delle culle vuote viene riempito da famiglie che hanno origini lontane: ma sì, l’Italia è ormai un arcobaleno multietnico, più delle foto colorate di Oliviero Toscani. Ed è proprio - ci si perdoni il bisticcio - in Toscana che si materializza il presepe planetario: a Prato a mezzanotte e dodici minuti taglia il traguardo della vita, e non poteva essere diversamente, un cinesino. Una storia, come quella dei rumeni, che è una sottile metafora del mondo che cambia, dei rapporti di forza che mutano e - se ci lascia afferrare dalla retorica del declinismo - del tricolore che scende mentre sventolano altre bandiere. Le statistiche che dicono tutto e talvolta non ci fanno percepire niente, non ci raccontano fino in fondo questa notte, letteralmente incubatrice di un’Italia che banalmente, ma non troppo, è sempre meno italiana. E sempre più è un puzzle, con frammenti e lembi presi qua e là sul mappamondo. A Firenze, dopo Prato, saltellano sulle lancette un cinesino e un lituano. Il primo italiano, Cristian, si presenta con calma due ore dopo, alle 2.07. E il 2006 se ne va con i vagiti di Moamed, palestinese. Persino in Versilia la cicogna parla sì la lingua di Dante, ma solo per metà: il papà del bebè è italiano, la mamma domenicana. L’invasione - per usare un verbo aggressivo - è inarrestabile e supera anche il mare: Ischia è come Torino e Roma solo che a battere tutti, a mezzanotte, un minuto e dieci secondi, è la piccola Hiba, tunisina. Insomma, il catalogo dei neonati di questo inizio 2007 è davvero un girotondo intorno al mondo. Con buona pace di chi crede che immigrazione e contaminazione siano fenomeni facilmente controllabili e contemporaneamente non dà peso alla doppia crisi, tutta italiana, della famiglia e delle nascite. In che società vivremo fra dieci o vent’anni? Che idioma utilizzeranno i nostri figli all’asilo o alla scuola sotto casa, dove magari sono ancora appese in corridoio le facce severe dei padri del Risorgimento? E che fine faranno i riti le e tradizioni della nostra storia, già oggi ridotti ad un balbettio politicamente corretto per non offendere musulmani e quant’altri? Inutile impiccarsi alle domande. Meglio prendere atto della realtà che cambia. Anche se non sempre con lo stesso passo.

A Milano supera tutti una bambina figlia di italiani e sette minuti dopo la mezzanotte bussa alla vita Luca. Un nome scolpito nella nostra memoria e nei nostri alberi genealogici. Luca, c’è da scommetterci, con un debole per il panettone. È lui la vera sorpresa del Capodanno 2007.

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