Piazza Affari saluta il 2006: prezzi +19%, scambi record

Jolly la regina del listino: +187% Fiat la migliore tra le blue chip Capitalizzazione al 52,7% del Pil Tutti i numeri del mercato in 16 voci

da Milano

Bilancio di fine d’anno per Piazza Affari. Che come d’uso ieri ha dato i numeri di un anno concluso per la quarta volta consecutiva in positivo (+82,1% da fine 2002). Ecco tutti i numeri riassunti in 16 capitoli.
A come ammissioni. Le società che hanno esordito al listino di Piazza Affari nel corso del 2006 sono 38, portando il numero di società scambiate a 311. Tra le new entry 21 sono però le società straniere quotate d’ufficio al segmento Mta International. Gli esordi veri e propri sono stati dunque 17. In 14 casi si è trattato di un’offerta pubblica iniziale, a cui si aggiunge una scissione da una società quotata (Management & Capitali da Cdb Webtech) e due incorporazioni di società quotate (Sirti e Coin).
B come blue chip. Sono i titoli di maggior peso, quelli con un valore di almeno un miliardo. E nella Borsa italiana fanno la parte del leone. Su una media di 4,5 miliardi di scambi giornalieri, 4,3 riguardano proprio i colossi del listino.
C come capitalizzazione
Il valore complessivo di Piazza Affari è salito a 776,7 miliardi di euro (+14,8%). La cifra rappresenta il 52,7% del prodotto interno lordo (a fine 2005 si era al 47,7%). È il livello più alto da gennaio del 2001, il periodo del boom della new economy.
D come delisting. In tutto sono state 17 le società che hanno detto addio alla Borsa. Cinque hanno lasciato in conseguenza di altrettante offerte pubbliche d’acquisto (Acqua Marcia, Antonveneta, Bnl, Toro e Partecipazioni italiane) una perché è fallita (Finpart) un’altra perché si è sciolta (Algol), 6 perché si sono fuse con altre società quotate (tra esse: Fineco in Capitalia, Amga in Aem Torino con cambio di nome in Iride). E come Eni. Per il terzo anno consecutivo è stata l’azione più scambiata del mercato con un controvalore complessivo di 158,3 miliardi di euro, pari al 13,9% del totale. A rispettabile distanza sono Unicredit (119,6 miliardi e 10,5%), Telecom Italia (79,9% e 7%), ed Enel (77,5 e 6,8%).
F come Fiat. Tra i titoli dell’indice S&P Mib (rappresenta le 40 società principali) è quello cresciuto di più: 97,7%. Seguono Tenaris (+ 94,7%) e Parmalat (+58,5%). I peggiori sono stati l’Espresso (-9,3%) e StMicroelectronics (-7,6%).
G come guadagni. Guadagni come quelli messi a segno da tutti gli indici. Lo S&P/Mib ha segnato un incremento del 16%, il Mibtel è salito del 19,1% mentre il Midex del 32,4%. Tra gli indici degli altri segmenti l’All Stars è cresciuto del 21,1% lo Star del 24,1% il Techstar del 17,3%.
H come Hutchison Wampoa. Ovvero la delusione dell’anno. La società con base a Singapore ha tentato nei primi mesi del 2006 la quotazione della consociata italiana Tre. Sarebbe stata la più grande offerta degli ultimi 12 mesi con un valore della società intorno a 7 miliardi di euro. L’accoglienza degli investitori ha fatto tramontare (per il momento) il progetto.
I come Ipo. E cioè initial public offering, l’offerta iniziale che segna l’esordio di una società in Borsa. Con le Ipo le società hanno raccolto nel corso del 2006 più o meno 5 miliardi. Un ammontare più o meno simile hanno raccolto gli aumenti di capitale (in tutto 23) di società già quotate.
J come Jolly. La «regina» 2006 di Piazza Affari. Il titolo della compagnia alberghiera, su cui verrà lanciata un'Opa obbligatoria da parte di NH Italia, Jocker e Banca Intesa, fa segnare una performance sui 12 mesi del 187,14%. Al secondo posto figura Trevi (+133,33%), il gruppo di Cesena attivo nel settore delle perforazioni (l’anno scorso al primo posto), mentre in terza posizione si piazza Biesse (+130,1%).
K come Kerself. È la matricola 2006 che nel corso dell'anno ha realizzato la migliore performance. Il titolo è cresciuto del 130% circa dal giorno del collocamento (18 gennaio). La maglia nera invece delle matricole va invece alla Saras della famiglia Moratti, che dallo sbarco in Borsa (18 maggio) ha perso il 32%.
M come maggio. Gli scambi sono cresciuti da una media giornaliera di 3,7 miliardi a 4,5 miliardi (massimo storico). La giornata più vivace è stata venerdì 12 maggio, con un controvalore di 8,87 miliardi (altro record per una singola seduta). Il mese più «liquido» è stato proprio maggio, con una media giornaliera di 5,79 miliardi.
N come nozze. Nel risiko delle Borse Piazza Affari è stata testimone e non protagonista. Ha declinato le avance di Euronext, trescato senza costrutto con Deutsche Börse, ora si parla di segnali verso Londra. L’amministratore delegato Massimo Capuano ha detto che la Borsa italiana «continuerà a vagliare» tutte le ipotesi.
O come Opa. Nel 2006 le offerte pubbliche di acquisto sono state 15. Quelle volontarie 3 (8 nel 2005) quelle obbligatorie 12, di cui 3 residuali. Il valore totale è stato di 7,1 miliardi di euro. Le principali operazioni sono state l’Opa lanciata da Bnp Paribas su Bnl (controvalore 3,8 miliardi) e quella su Toro di Generali (1,3). Seguono Abn su Antonveneta (965 milioni di euro) ed Eurizon su Fideuram (874 milioni).
P come promozione. È quella toccata a Buzzi Unicem che grazie alla scomparsa del titolo Sanpaolo dopo la fusione con Intesa dal 2 gennaio entrerà nello S&P Mib. La maggiore visibilità è stata subito premiata: dopo l’annuncio di ieri il prezzo è salito del 2,97.
Q come quarta.

Con i suoi 4,5 miliardi medi giornalieri Milano ha mantenuto la quarta posizione in Europa per scambi azionari davanti a Madrid (4,4) e dietro a Euronext (9,3), Londra (8,8) e Deutsche Börse (6,3). Milano è finita al quarto posto anche per perfomance. Prima è Madrid con un guadagno del 34,5%, seguono Francoforte (24,1%) e Stoccolma che con il suo 19,5% batte di un soffio il 19% del Mibtel.

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