Pincio, in campo anche il governo

Sul caso Pincio adesso interviene anche il governo. Il ministro per i Beni e le attività culturali, Sandro Bondi, ha incaricato il capo di gabinetto del dicastero, Salvatore Nastasi, di acquisire tutta la documentazione riguardante il parcheggio che dovrebbe sorgere nell’area della collina del Pincio a Roma. Una megastruttura di sette piani e in grado di ospitare 700 posti auto totali, che continua a far discutere. Nella relazione del soprintendente archeologico di Roma Angelo Bottini ha bocciato il progetto spiegando che nell’area ci sono delle strutture archeologiche che devono essere tutelate integralmente, mentre la commissione di saggi istituita dal sindaco ha dato un giudizio articolato, criticando in più parti il progetto ma definendolo comunque realizzabile con sostanziose modifiche.
E ora, ecco l’intervento di Bondi, che intende avere a disposizione ogni elemento utile «per una valutazione complessiva della questione». Bondi ha anche avuto un colloquio telefonico con il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nel quale i due hanno concordato la «piena collaborazione» tra il ministero e il Comune in questa attività di verifica. «Sono sicuro - ha detto Alemanno - che questa collaborazione porterà una spinta decisiva verso la soluzione di una questione così delicata per la città di Roma».
Alemanno per il momento sulla questione che divide la città non si è sbilanciato. Lo farà entro la prossima settimana, hanno ieri rivelato fonti vicine al Campidoglio. E con un pronunciamento decisivo. Prima tappa importante martedì pomeriggio presso la sede dell’Atac, dove si terrà una riunione con la suddetta commissione dei saggi, l’Atac stessa e i dipartimenti comunali. Una riunione che peraltro farà anche slittare la presentazione della memoria di giunta che inizialmente era prevista per lo stesso giorno. La giunta si pronuncerà soltanto dopo l’esito dell’incontro all’Atac.
Chi si è più volte espresso in favore della costruzione del parcheggio è il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro. Che plaude alla decisione del ministro Bondi di acquisire la documentazione. «È nostro preciso diritto e dovere, anche in ossequio dell’articolo 9 della Costituzione, garantire la tutela dei beni archeologici e architettonici dei luoghi», dice Giro. Che aggiunge: «Per questo è corretto e si prefigura come un atto assolutamente dovuto la richiesta del ministro di raccogliere le relazioni tecnico scientifiche finora prodotte dalle soprintendenze statali e dagli uffici a diverso titolo preposti alla funzione di tutela, dalle quali non emergerebbero elementi ostativi al progetto del nuovo parcheggio del Pincio. Spetterà tuttavia al Comune, quale committente dell’opera pubblica la scelta di proseguire i lavori e il ministero non può non offrire la sua collaborazione affinché la decisione venga assunta in un clima sereno e scevro dalle strumentalizzazioni politiche».
Certo, Giro una sua idea in proposito ce l’ha. E cioè, che l’eventuale decisione di non proseguire nell’opera sarebbe di natura «politica», anche perché «le carte, e io le ho lette tutte, non parlano di alcun reperto di rilevanza tale da sconvolgere, con la costruzione del parcheggio, l’assetto archeologico e monumentale del Pincio».

Quindi «se il Comune di Roma decidesse di bloccare quei lavori, pagando la mora prevista e andando incontro a un danno erariale, per logica conseguenza io mi dovrò opporre al proseguimento dei lavori della stazione metro C di piazza Venezia: non si vede perché al Pincio il parcheggio non si possa fare stando ai reperti giudicati non rilevanti, mentre la metro C, ben più invasiva dal punto di vista archeologico, si può fare».

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