Piove nell’ospedale, 30 operazioni rinviate

Michele Perla
Aprile da brividi. Dopo un inverno freddissimo la primavera tarda ad arrivare tant’è che nei giorni scorsi, dalla sala operativa della Protezione civile, è arrivato l’allerta per rischio idrogelogico e idraulico su tutta la Lombardia. Come previsto dall’Arpa-Smr (Servizio meteorologico regionale) un vortice depressionario atlantico ha investito in pieno la parte settentrionale della nostra penisola portando condizioni di tempo perturbato. La pioggia e il vento continueranno a imperversare almeno fino a domani, salve qualche sporadico spicchio di sole caldissimo. E ieri la situazione atmosferica (pioggia e vento forte nelle prime ore del mattino, dalle 7.30 alle 9.30) ha obbligato i vigili del fuoco e la polizia municipale a un tour de force non indifferente. Dalle 5 alle 13, infatti, sono stati tutti in allarme per timore di esondazione del fiume Seveso. Quindi, dalle 7.30 alle 9.30, in zona Niguarda, viale Fulvio Testi è stato chiuso da via Matteucci a via Zocchi, mentre e l’attraversamento del sottopasso di largo Desio verso il centro è stato consentito solo ai mezzi pubblici. Sempre in quelle due ore di allerta in zona Triboniano-cimitero Maggiore il sottopasso di via Stephenson è stato chiuso in direzione della periferia la periferia. Inoltre l’ingresso della metropolitana Uruguay, al Gallaratese, era allagato e i passeggeri, per raggiungere la banchina dei treni, hanno dovuto fare delle acrobazie.
L’evento più fastidioso è stata la caduta di un albero di alto fusto all’angolo tra viale Byron e via Melzi d’Eril (zona Parco Sempione) intorno alle 16: i pompieri hanno dovuto «affettarlo» per toglierlo dalla carreggiata. Il traffico è tornato normale solo alle 17.10. I danni provocati dal maltempo, però, non si sono fermati qui. All’ospedale Santa Corona di Garbagnate Milanese, infatti, ieri mattina c’è stato un vero e proprio black-out chirurgico. Tutto a causa di un’infiltrazione di acqua, provocata dalle forti piogge, che ha reso pericoloso l’utilizzo del blocco operatorio (sette sale), tanto da costringere il responsabile della sicurezza ad azzerare tutti gli interventi di elezione già programmati, e per i quali erano già stati preparati i pazienti. Un inconveniente che ha irritato notevolmente i sanitari, ma soprattutto un nutrito gruppo di degenti (una trentina) ai quali è stato detto che le operazioni alle quali si sarebbero dovuti sottoporre sarebbero state spostate ad altra data.
«Ci scusiamo – ha spiegato tramite il suo portavoce l’azienda ospedaliera Salvini -. All’origine delle infiltrazioni, l’imperizia nell’esecuzione dei lavori che ha permesso all’acqua debordata dai canali di arrivare nei locali antistanti le sale chirurgiche».

E visto che ci potevano essere pericoli, per medici e pazienti, legati all’utilizzo delle apparecchiature elettriche, il blocco operatorio è stato chiuso, sin quando non è stata asciugata l’acqua che passava dalle finestre e messi in totale sicurezza i locali.

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