Pisapia, levata di scudi del Pd contro la Moratti E il sindaco: "La mia è una valutazione politica"

Un colpo da ko o un boomerang? A quattro giorni dal voto la campagna elettorale a Milano si infiamma. Il Pd si stringe attorno a Pisapia e tenta di delegittimare la Moratti. Ma il sindaco ribatte: "Il contesto politico in cui si muoveva Pisapia era quello attestato dalla magistratura di primo grado"

Pisapia, levata di scudi del Pd contro la Moratti 
E il sindaco: "La mia è una valutazione politica"

Milano - A chi giova questo scontro? E' un colpo da ko o rischia di avere un effetto boomerang? Nessuno, questo è certo, poteva immaginarsi un finale della campagna elettorale meneghina col botto. A far incendiare il dibattito sono state le dichiarazioni del sindaco uscente Letizia Moratti che, nel faccia a faccia organizzato da Sky, a svelato gli altarini di Giuliano Pisapia, candidato a Palazzo Marino per la sinistra. "Pisapia è stato riconosciuto colpevole dalla Corte di Assise del furto di un veicolo utilizzato poi per un sequestro e il pestaggio di un giovane. L'amnistia non è assenza di responsabilità". Pisapia non ci sta, s'infuri e querela. E, anche se ilGiornale.it ha dimostrato che la Moratti ha ragione, il centrosinistra va subito all'attacco nel tentativo di delegittimare il sindaco.

La valutazione politica della Moratti "La storia di Pisapia non è quella di un uomo moderato", ha confermato la Moratti, in una conferenza convocata per chiarire la sua posizione dopo le accuse rivolte allo sfidante. "Io ho inteso dire - ha aggiunto Moratti - che il contesto politico in cui si muoveva Giuliano Pisapia era quello attestato dalla magistratura di primo grado". La Moratti ha, quindi, tenuto a precisare che la sua esternazione non voleva entrare nel merito della vicenda giudiziaria ma fare "una valutazione politica" per marcare la differenza tra il suo itinerario personale di moderata e quella di Pisapia.

La cultura del terrorismo rosso Per Giorgio Stracquadanio "la Moratti ha rivelato due verità inoppugnabili sulla storia di Giuliano Pisapia, al di là dello stretto esito dei procedimenti giudiziari". "La prima verità è che negli anni di piombo Giuliano Pisapia viveva nel brodo di cultura del terrorismo rosso, era vicino a quel gruppo armato denominato Prima Linea che uccise barbaramente un magistrato - continua l'esponente del Pdl - quell’Emilio Alessandrini la cui gigantografia da qualche giorno campeggia sulla facciata del tribunale di Milano". La seconda verità è che "Giuliano Pisapia ha cercato di nascondere il suo passato alla città". Per Stracquadanio "non si può chiedere di essere eletti Sindaco della propria città negando la propria storia, nascondendo le proprie responsabilità politiche, le proprie strette frequentazioni di terroristi assassini. Pisapia ha cercato di ingannare la città".

Le accuse sul blog di Pisapia I giustizialisti accusano Pisapia, sul suo stesso blog, di aver difeso il killer italoamericano di Giorgio Ambrosoli, Arnaldo Forlani nel processo Enimont e Pietro Marzotto in un processo per strage e disastro ambientale in cui erano morti di cancro 80 operai. "Accuse a cui Pisapia non ha risposto per non perdere il voto dei tagliagole e alle quali noi non diamo alcun peso perchè un avvocato difende chi crede - sottolinea ancora il Pdl Stracquadanio - il punto politico resta lo stesso Pisapia nasconde la sua storia, il suo passato e il suo presente fingendo di essere quello che non è. E questo è politicamente inaccettabile".

Il Pd fa quadrato attorno a Pisapia Pisapia ha accusato il sindaco di Milano, Letizia Moratti, di "killeraggio mediatico" per le accuse rivoltegli durante il confronto televisivo su Sky. Pisapia, accolto da un applauso in piazza Scala da un centinaio di sostenitori ha affermato: "Non ho mai commesso un reato - ha aggiunto - la mia vita è trasparente". Levata di scudi da parte del centro sinistra. "Letizia Moratti bugiarda", ha fatto eco il segretario del Pd della Lombardia Maurizio Martina a Pisapia che prima di tutti l’aveva accusata d’essere menzognera. "La sparata disperata che ha fatto alla fine del confronto - ha detto Martina - è la dimostrazione della disperazione a cui è arrivata. Piuttosto che confrontarsi sulle cose da fare per la città, ha deciso di buttarla in rissa".

Marco Cappato dei Radicali, invece, preferisce assimilare la Moratti al presidente della Regione Lombardia, rilevando come gli "informatori" del governatore "non avevano fatto i conti con le mille firme false poi da noi scoperte" avendo invece Formigoni accusato i radicali di aver manomesso i moduli.

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