Pista romena per i fratellini I giudici in missione all’estero

I sospetti sono concentrati su un’amica straniera della madre dei ragazzini, partita dall’Italia nei giorni della scomparsa

da Bari

È trascorso quasi un mese dalla scomparsa di Francesco e Salvatore Pappalardi, i due fratellini di 13 e 11 anni di Gravina in Puglia dei quali non si hanno più notizie dal pomeriggio del 5 giugno scorso, e il rebus ancora non trova soluzione.
Le ipotesi restano «tutte aperte», ripetono gli inquirenti, anche quella della cosiddetta «pista romena», basata sull'ipotesi che un’amica romena della madre dei due ragazzini possa aver aiutato Ciccio e Tore a raggiungere la Romania. Di lei si sono improvvisamente perse le tracce dal giorno precedente alla sparizone dei due ragazzini. Si chiama Andrea, e, a quanto pare, sarebbe partita da Gravina per tornare in patria.
Per chiarire se la traccia che porta all’Est sia quella giusta, o invece una delle tante ipotesi che finora non hanno portato a nulla, già oggi o al massimo nei prossimi giorni - a quanto si è appreso - il pm Antonino Lupo, che coordina l’inchiesta sulla scomparsa, dovrebbe partire per Bucarest. Nei giorni scorsi aveva chiesto una rogatoria per poter interrogare la donna.
Le ricerche, intanto, proseguono ininterrotte tra gli anfratti, le grotte, i cunicoli del territorio di Gravina ed anche nei sotterranei, nei pozzi, nelle cantine sottostanti gli edifici della città vecchia, nella stessa zona da cui i due ragazzini sono scomparsi. Ma tutti gli uomini impegnati - vigili del fuoco, polizia con unità cinofile, carabinieri, Corpo forestale dello Stato - concludono il loro lavoro ogni giorno senza risultati. Certo, sinora non sono stati trovati indizi che possano far pensare a una fine tragica dei ragazzini, ma neppure ne sono stati trovati altri per avere indicazioni su dove possano essere e su chi possa tenerli nascosti.
«Le indagini sono molto complesse», ammette sfinito il capo della squadra Mobile di Bari, Luigi Liguori, che dal 5 giugno scorso, alla ricerca di qualche indizio utile, sente quasi quotidianamente Filippo Pappalardi e Rosa Carlucci, i genitori di Francesco e Salvatore. Loro sono separati da una decina d’anni, si sono rifatti una vita e dopo i sospetti, le accuse reciproche delle settimane scorse, ora hanno deciso di «collaborare». Qualche giorno fa hanno lanciato in tv un appello congiunto: «Ciccio, Salvatore, potete vedere che in questo momento io e papà siamo insieme per aiutarvi e farvi capire che realmente non c'era niente fra di noi. Tornate a casa presto. Noi stiamo soffrendo tanto per voi», hanno supplicato davanti ai microfoni del Tg1.
Sul giallo è intervenuto una volta ancora il vescovo. «Salvatore e Francesco Pappalardi sono vivi e probabilmente si trovano lontano da qui», lontano dall'Italia, ha detto in un’intervista a un quotidiano nazionale il vescovo di Gravina, monsignor Mario Paciello. Il prelato sostiene di essere stato da subito convinto «che i bambini non siano caduti in nessun burrone, ma che qualcuno li abbia in custodia».
«Spero che chi li tiene li lasci andare» ha aggiunto monsignor Paciello, che racconta di aver ricevuto «un centinaio di sms e telefonate, anche dall'estero e da diverse regioni italiane, che hanno reso più solida l'idea che già mi ero fatto». Il prelato poi smentisce di aver consegnato una valigetta di documenti alla polizia, «un'invenzione ridicola».


Quanto ai genitori dei due bambini, della madre si chiede «come faccia a essere cosi padrona di sè nonostante il momento che sta vicendo», mentre definisce il padre «più emotivamente coivolto e fragile». Bene il loro appello in tv, «ma dovevano farlo subito».

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