L o zar di tutte le piste ghiacciate è scivolato nella nebbia. Ultime notizie dai Giochi: Evgeni Plushenko ha capito che cosa significhi un’autostrada italiana. O meglio quella che si chiama autostrada ma è una mascalzonata, la Torino-Milano. Il nebbione che già aveva avvolto tutto il tratto nella notte tra giovedì e venerdì, senza una sola pattuglia della stradale, una sola fiaccola, non olimpica, ad agevolare gli automobilisti, ieri mattina ha concesso il bis: tamponamenti, code, feriti, ambulanze e in mezzo al caos è finito anche l’oro del pattinaggio, lo zar Eugenio che stava per raggiungere la Malpensa.
Nessuna conseguenza grave per il russo ma una considerazione doverosa: la Milano-Torino è la grande arteria che porta il popolo di lavoratori e turisti verso la città olimpica. Sono centoventisette chilometri che una volta filavano via con rari problemi. Poi è stato deciso l’ampliamento, doveroso per i tempi. Ma appalti e affini hanno fatto slittare la fine delle opere che sono ancora in pieno corso, senza soluzione di continuità. La Salerno-Reggio Calabria ha una buona parente nel grande e moderno nord ovest. I lavori tra Lombardia e Piemonte proseguono da una vita, tra chicane, chiusure notturne, deviazioni diurne. Gli incidenti sono aumentati non soltanto per l’imprudenza dei guidatori ma per l’assoluta insicurezza dell’autostrada che spesso corre su una sola corsia, chiusa tra due muretti, senza piazzole di sosta per eventuali panne. Il pedaggio è puntualmente aumentato, nonostante il servizio sia clamorosamente scaduto. Voci di popolo riferiscono che il costo dei lavori autostradali sia assorbito, si dice così, dalla costruzione della nuova ferrovia ad alta velocità che corre parallela alla Mi-To, insomma di là il denaro pubblico, di qua quello privato.
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