POCO GETTITO NIENTE EXTRAGETTITO

POCO GETTITO NIENTE EXTRAGETTITO

Si chiama «extragettito», si traduce «Terzo valico», o comunque, «infrastrutture», nel senso dei soldi necessari per comprare il pane e il companatico che serve a Genova, alla Liguria, al Nord Ovest e all’Italia intera, se non addirittura all’Europa, ai fini dello sviluppo dei traffici, dell’economia e dell’occupazione. Il presidente della Regione Claudio Burlando ne ha parlato subito con il nuovo numero uno dell’Autorità portuale, Luigi Merlo, anche in relazione al fatto che, nel corso della Conferenza Stato-Regioni, si è avviato ufficialmente l’iter del provvedimento che dovrebbe portare l’autorità centrale a finanziare le amministrazioni locali, lasciando sul territorio l’80 per cento di quanto deriva dall’incremento annuale (l’extragettito, appunto) dei traffici portuali.
Dopo l’esito positivo, scontato, della Conferenza, la pratica passerà all’esame del governo, della Corte dei conti e del ministero delle Finanze che dirà finalmente quanti soldi ci sono a disposizione della Liguria e degli altri. Un itinerario lungo, all’italiana, che «sconfinerà» inevitabilmente nella prossima legislatura, anche se il provvedimento è condiviso da tutti gli schieramenti.
È comunque un’idea geniale, questa dell’extragettito, che ha tanti padri putativi, locali e nazionali, ma uno solo autoproclamato: il presidente della Regione Liguria. Che, mostrandosi per una volta meno dimesso, meno low profile del solito, anzi in un soprassalto di orgoglio, ha confermato forte e chiaro che «insomma, anch’io ho avuto una trovata originale». Giusto rendergli merito, anche se agli operatori economici e ai cittadini piacerebbe sapere adesso come si fa a puntare in misura così ottimistica sull’extragettito - derivabile dalla disponibilità dello Stato a rinunciare all’introito «in più» di accise e imposte varie sulle merci imbarcate e sbarcate - quando, ad esempio, il traffico sulle banchine genovesi non riesce a staccarsi da quota 1 milione e 800mila contenitori. In regresso, anche per via dei guasti al sistema elettronico di smistamento merci al Vte di Voltri.
Ma quando anche si riuscisse ad aumentare, diciamo di un migliaio di contenitori, il movimento in banchina, si bloccherebbe completamente la circolazione ai varchi, nel nodo autostradale e nel centro della città. E allora, si dà il caso che per smaltire i container e «chiamarne» di nuovi arrivando a quota 5 milioni di teus (l’unità di misura che corrisponde al «cassone» da 20 piedi) come sbandierato dal sindaco Marta Vincenzi e dallo stesso Burlando, per una volta all’unisono, ci vogliano le infrastrutture. Ma per farle ci voglio i soldi dell’extragettito, che però non si può realizzare se, prima, non sono arrivati più container che, però, non possono arrivare perché non si possono movimentare per mancanza di infrastrutture, quindi non daranno mai né gettito, né extragettito,... eccetera eccetera. E l’illusione, anzi la mistificazione, continua. E, chissà perché, ricorda il mio cane lupo Zeta quando si morde la coda.
Sarà per questo, forse, che Burlando non si sbilancia troppo a dichiarare il quibus dell’extragettito previsto, eccezion fatta per quei 150 milioni di euro azzardati a spanne giovedì e subito moltiplicati in finanziamenti per un miliardo di euro per il primo anno. A meno che non pensi piuttosto, Burlando o burlando - come abbiamo fatto a non pensarci? - di farsi pagare l’extragettito dal Vte, sempre fermo al palo, sotto forma di indennizzo per «mancato gettito». Tramite azione giudiziaria.

Solo che, visti i tempi biblici delle cause portuali - tipo: Calata Bettolo e Multipurpose - il rischio è che l’extragettito se lo godano i pronipoti: quando il porto di Genova sarà ormai ridotto a un approdo di pescherecci.

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