Poco gioco e un autogol: giallorossi da psicoanalisi

(...) così tipico della Roma degli ultimi tempi. Un harakiri che rischia di cancellare tutt’a un tratto i benefici del trionfo di martedì scorso in Champions League contro il Chelsea, che aveva fatto sognare ai tifosi di aver ritrovato la vera Roma.
E invece la Roma è tornata ad avvitarsi sui suoi problemi. Di gioco, perché ieri i giallorossi non hanno mostrato mai la baldanza europea, al massimo una pazienza comunque apprezzabile. E di testa, come già detto. Problemi che vanno risolti al più presto. Perché la classifica continua a far paura: la Roma è quartultima e potrebbe anche oggi ritrovarsi ancora più indietro. In più, domenica prossima c’è il derby, nel quale non ci sarà Pizarro, che sarà squalificato. E ci sono da verificare anche le condizioni di Doni, colpito alla testa da Di Vaio e ricoverato in ospedale a Bologna, e di Mexes, sostituito da Tonetto all’intervallo.
Lo Spalletti che arriva in sala stampa ha la faccia di chi non sa più che faccia fare. E la sua analisi è farraginosa come il gioco dei suoi: «Io penso - attacca - che le difficoltà si siano trovate nello sviluppo della manovra, però una volta passati in vantaggio non era un risultato rubato, poi la partita contro il Chelsea ci ha tolto un po’ di brillantezza». A chi gli chiede perché non ha cambiato, Spalletti dà una risposta disarmante: «Un paio di giocatori - rivela - mi hanno detto che stavano mezzo e mezzo alla fine del primo tempo, poi ho dovuto cambiare Doni e Mexes e ho aspettato per altri cambiamenti».

L’ultimo cambio è stato Julio Baptista per Totti: «Francesco sotto l’aspetto fisico deve crescere, quindi ho messo uno fresco per tenere palla e non essere schiacciati troppo. Poi ci siamo fatti gol da soli». E anche se il frustratissimo Spalletti dà una «sufficienza» alla sua squadra, si profila una settimana di interrogazioni a Trigoria.

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