"Bisogna tagliare l'Irpef e puntare sul nucleare". La ricetta dell'economista

L'economista Carlo Stagnaro: «È il momento giusto per liberalizzare tutto il mercato»

"Bisogna tagliare l'Irpef e puntare sul nucleare". La ricetta dell'economista

Dottor Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell'Istituto Bruno Leoni, si poteva fare qualcosa di più per salvaguardare il ceto medio?
«Non c'erano tante alternative. Le risorse sono scarse e mantenere gli sconti sulle accise non era sostenibile perché costavano circa un miliardo di euro al mese. È stata una scelta difficile per il governo perché sia Meloni sia Salvini si erano lasciati andare sul tema.
Ma, in una logica di priorità, i prezzi di benzina e gasolio sono alti ma a un livello sostenibile, mentre per elettricità e gas siamo di fronte a un aumento senza precedenti. Dovendo scegliere qual è la patologia più grave è giusto concentrare le risorse su elettricità e gas. Si è persa l'occasione per allineare le accise su un livello comune anziché tenere la differenza di 11 centesimi tra benzina e diesel alzando un po' quelle sul diesel, ma c'erano già tanti problemi».

In futuro non si può pensare a qualche meccanismo diverso visto che i carburanti scontano le diseconomie della filiera?
«In astratto le accise italiane soprattutto sul gasolio sono tra le più alte d'Europa. In sé non sarebbe sbagliato pensare a una modesta riduzione strutturale. Il problema è che la coperta è corta e bisogna chiedersi dove è meglio utilizzare le risorse. Guardando oltre la crisi energetica, è meglio usare le risorse disponibili per ridurre le imposte sul reddito anziché le accise».

Anche sulle bollette di elettricità e gas non si poteva fare qualcosa per i redditi medi, visto che imprese e redditi bassi sono tutelati?
«L'idea accennata da Giorgetti di introdurre una sorta di sconto su una quota del 70-80% del consumo annuo è corretta ed è quello che hanno fatto in Germania. Da un lato protegge i consumi delle famiglie e i flussi di cassa delle imprese, dall'altro incentiva al risparmio energetico. Così si corregge un errore della passata gestione emergenziale: introdurre sgravi indiscriminati che hanno finito per essere insufficienti senza incentivare al risparmio. Ma c'è un altro aspetto».

Quale?
«Sfruttare le opportunità della concorrenza e, anziché rimandare liberalizzazione, anticiparla. Altre norme di tutela danneggiano, poi, i consumatori: il divieto di adeguamenti unilaterali dei prezzi tutela persone che hanno contratti favorevoli, ma aimpedisce alle imprese di fare offerte convenienti per non restare impiccate a questi prezzi. Con queste norme un po' consumeriste abbiamo rinunciato a sfruttare il potenziale della concorrenza. Con l'Istituto Bruno Leoni abbiamo stimato in qualche centinaio di euro il risparmio della liberalizzazione totale».

La Francia ha un prezzo più basso dell'energia. Non è il caso di pensare anche noi al nucleare?
«I bassi prezzi francesi sono un trucco perché obbligano Edf a vendere sottocosto e hanno dovuto nazionalizzarla.

Al netto di questo, è vero che prezzi dell'energia elettrica sono più bassi e questo dipende dal fatto che hanno tanto nucleare. Credo che sia per la sicurezza energetica che per ridurre strutturalmente le emissioni dovremmo avere il coraggio di riaprire la discussione».

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