Ieri sera alle 19 si sono riuniti in videoconferenza i tre saggi di Confindustria (Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi) con i probiviri dell’associazione. Smentendo chi preconizzava espulsioni preventive, Edoardo Garrone, Antonio Gozzi, Alberto Marenghi ed Emanuele Orsini sono stati ammessi alla gara per la conquista della presidenza. Dopo aver depositato le firme lunedì scorso, i quattro hanno atteso per quattro giorni il via libera a valle della verifica dei requisiti richiesti effettuata in coordinamento dai saggi, dal consiglio di indirizzo etico e dal collegio speciale dei probiviri. E l’ok è arrivato ieri sera, senza obiezioni e senza note a margine. Ma, sebbene il via libera sia giunto a tutti e quattro, l’obiettivo dei saggi è ridurre i contendenti a due soltanto. Orsini ha raccolto 49 firme su 182 consiglieri, Garrone 43, Gozzi 34 e Marenghi 23.
Il ritardo è l’effetto dei veleni che hanno intossicato la campagna elettorale e che hanno ritardato l’avvio delle consultazioni dei saggi con i componenti del Consiglio generale, con le associazioni territoriali e con le singole federazioni di Confindustria. Il rallentamento è stato determinato dalla segnalazione di Federico Landi, responsabile del sistema associativo, che - come documentato ieri dal Giornale - avrebbe segnalato ai saggi la denuncia di Gabriele Fraschini secondo cui Emanuele Orsini, vicepresidente Confindustria per il credito e il fisco nonché ad di Sistem Costruzioni e Tino Prosciutti, avrebbe utilizzato a fini personali - cone il leasing di u’auto - il denaro di Federlegno Eventi di cui era presidente all’epoca in cui guidava Federlegno Arredo. Contestazioni tutte chiarite (perché non rispondenti al vero) dall’imprenditore emiliano che, al momento, è in vantaggio nella corsa e che ha raccolto pure il silenzioso endorsement di Carlo Messina, il numero uno di Intesa Sanpaolo, la principale banca italiana. Una mossa “politica” per escludere un candidato con chance di vittoria.
Il via libera senza riserve di ieri da parte dei saggi è indicativo di come il sistema confindustriale abbia evitato per un pelo la «torsione autoritaria». Non più tardi di un paio di giorni fa, infatti, gli stessi saggi avevano invitato Orsini al passo indietro senza che avesse avuto nemmeno modo di difendersi. Una prassi che avrebbe potuto essere riutilizzata anche contro gli altri concorrenti senza l’imprinting dell’establishment di Viale dell’Astronomia. Non è un caso che il repentino cambio di rotta ponga ora il “segnalatore” Landi in una cattiva luce e alcune voci di corridoio non escludono decisioni clamorose come il licenziamento.
La corsa a Confindustria, ancora priva di contenuti “politici”, ha purtroppo un risvolto molto prosaico legato agli equilibri che verranno nella galassia di Viale dell’Astronomia. Il ritardo rispetto a Orsini di Edoardo Garrone (candidato di Assolombarda, del Piemonte e di alcuni nomi storici) e le polemiche degli ultimi giorni hanno indotto il «salotto buono» di Viale dell’Astronomia a cercare strategie alternative per garantire lo status quo. In questo gioco rientrerebbe l’inusuale e inusitata lettera che il presidente Carlo Bonomi avrebbe inviato agli associati dichiarandosi disponibile a una proroga del mandato per far decantare la situazione. Una sospensione della procedura democratica di elezione del presidente che, di fatto, commissarierebbe la principale associazione imprenditoriale italiana e renderebbe vano il parere delle oltre 150mila aziende iscritte.
D’altronde, i rumor che provengono dal palazzo in zona Eur, sede della confederazione, sottolineano come Bonomi abbia un problema di «agibilità» al termine del proprio mandato. Non ha potuto, infatti, candidarsi alla presidenza della Luiss, l’università confindustriale, come i suoi predecessori per mancanza del titolo di studio, cioè della laurea. L’unico posto al quale potrebbe ambire è la presidenza del gruppo Il Sole 24 Ore che Edoardo Garrone ha dichiarato di voler mantenere anche se fosse eletto presidente, creando un precedente.
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