Efficientamento energetico degli immobili: obbligo di intervento su 1,8 milioni di edifici

I ritardi sui lavori di ristrutturazione riguardano una serie di fattori, prima di tutto la mancanza di manodopera

Efficientamento energetico degli immobili: obbligo di intervento su 1,8 milioni di edifici

Sono 1,8 milioni gli edifici in Italia per i quali dovranno essere previsti interventi di ristrutturazione per migliorare l’efficienza energetica e l’impatto ambientale. La normativa europea vigente intima al governo, in questa prima fase, di occuparsi non meno del 15% degli immobili che inquinano e sarà proprio questa la cifra che ha in programma di raggiungere il consiglio dei ministri. Nonostante già dal 2006 l’indirizzo adottato dai vari premier che si sono succeduti era quello di incentivare il miglioramento delle vecchie abitazioni, con la misura della detrazione fiscale, aumentata dal 55% al 65%, lo stato degli edifici da nord a sud resta insoddisfacente.

Sono in pochi i proprietari degli immobili che hanno deciso di intervenire sostituendo infissi obsoleti e caldaie inquinanti, Neppure il Bonus 110% è servito ad aumentare la percentuale degli edifici ristrutturati secondo le direttive Ue. Come riporta un’inchiesta del Corriere della Sera, il 35% degli immobili risulta in classe G, e il 25% in F, ovvero in quei segmenti ad alto consumo energetico e non conformi alle nuove norme sull’impatto ambientale.

Le nuove disposizioni dell’Ue

Il testo approvato dal Parlamento europeo, comunque, non soddisfa tutti, anzi. Il ministro Matteo Salvini l’ha definito: “Una patrimoniale dell’Europa”, evidenziando come la strada sia ancora lunga per trovare soluzioni condivise. Arrivare a ottenere un parco immobiliare in Italia a zero emissioni è ancora utopia, ma la rotta va sicuramente cambiata, piacciano o non piacciano le norme, al fine di evitare non solo le sanzioni, ma l’incremento delle costruzioni inquinanti.

Le difficoltà ad applicare la legge

Ma quali sono gli ostacoli che rallentano gli interventi di ristrutturazione green delle case italiane? Innanzitutto a mancare è la manodopera. Non ci sono muratori, elettricisti, falegnami e idraulici a sufficienza per rispettare i numeri previsti dal provvedimento dell’Unione europea. In più, c’è il problema dei costi delle ristrutturazioni che vanno dai 20mila ai 40mila euro di media. Il terzo nodo che incide notevolmente sui ritardi riguarda la svalutazione delle case che, secondo chi si oppone al provvedimento, sarebbe una conseguenza diretta delle nuove norme europee.

L’aspetto più negativo, in ogni caso, resta la penuria di lavoratori specializzati e ciò deriva dalla pessima organizzazione della formazione fornita dalle scuole di

specializzazione e dalle stesse imprese private. Solo dando un impulso alla manodopera si potrà pensare di rilanciare i lavori di ristrutturazione e di adeguamento dei numerosi immobili appartenenti ancora alle categorie G e F.

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