La giostra adesso è cominciata e non resta che stare qui, con un po' di apprensione, a godersi lo spettacolo. L'America si trova sulle montagne russe. Joe Biden alla fine getta la spugna. Non sarà lui a sfidare Donald Trump. Il presidente è il vecchio nonno che non si sa come gestire. A lungo il suo partito ha scelto di non vedere e si è rifugiato in una finzione. Non si voleva o non si sapeva come affrontare il problema. Ci penserò domani. Quando il domani non si poteva più rinviare tutto è precipitato in fretta. Biden è stato abbandonato dai suoi amici, dai confidenti, da quelli che contano. Obama, che in realtà non lo ha mai amato, ha abbassato più volte il pollice. La stampa vicina lo ha mollato e ha messo in piedi la più classica delle profezie che si auto-avverano, più chiedeva un passo indietro e più i sondaggi scendevano. A quel punto il ritornello è diventato: vedi, così ci fai perdere. È il segno che i presidenti, perfino in America, sono più fragili di quanto si pensi. Non fanno mai la storia da soli. Ora ci si chiede cosa accadrà a novembre. Trump senza Biden è meno sicuro di vincere? È semplicemente cambiata la partita e le dinamiche sono al momento imponderabili. I democratici devono inventarsi una strategia e i repubblicani una contromossa. Il partito dell'elefantino si ritrova in una situazione simile a quella della convention di Chicago del 1968, quando i partigiani di Eugene McCarthy insultavano quello di Hubert Humphrey. Rissa continua sul Vietnam. Alla fine alla Casa Bianca ci andò in carrozza Richard Nixon. Ora si litiga su Israele e Palestina. Il partito è di nuovo spaccato.
Biden ha indicato Kamala Harris come candidata. La scelta finale però non spetta a lui. Kamala sposta i democratici ancora di più a sinistra. È per questo che dovranno cercare un vice presidente, con grande esperienza politica, che sia figlio legittimo della classe dirigente che governa da sempre i destini dell'America. Se Kamala è pronta ad abbandonare Israele, serve qualcuno che ne freni gli istinti palestinesi. Gli Usa, nel bene o nel male, non possono ritirarsi dal mondo con un gioco di prestigio. L'Europa adesso guarda a Washington e scommette, non solo per ideologia, su chi tifare. Dove mettere la fiche? Trump è imprevedibile. Non ha voglia di pagare per la sicurezza dell'Europa. È convinto di trovare una soluzione «pratica» per l'Ucraina. È più americano che occidentale. Chi lo sfiderà è per ora un'incognita fragile.
Il rischio è che sia una figura ambigua con il volto di Kamala Harris e con corpo e cervello di un più o meno aristocratico funzionario di partito. Questo forse è il punto più delicato. Il prossimo presidente degli Stati Uniti sarà, comunque vada, un personaggio poco rassicurante. Il centro del globo è un luna park.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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