
La storia dei rapporti tra Stati Uniti ed Europa è cambiata in un’ora e mezza. È la durata della telefonata tra il presidente americano Donald Trump e il suo omologo russo Vladimir Putin. Al centro del colloquio il destino della guerra in Ucraina. Grande assente alla chiamata l’Unione europea. Bruxelles si è quindi ritrovata esclusa, isolata e lontano dai giochi dei grandi. E così le cancellerie del Vecchio continente hanno scoperto che le due sponde dell’Atlantico si sono fatte sempre più lontane.
Il ritorno di Donald Trump
In un tempo relativamente brevissimo un patto che risaliva all’inizio della guerra fredda si è sgretolato aprendo una fase di profonda certezza. Se è vero che a volte la storia procede per strappi, è altrettanto vero che non avviene nel vuoto.
Nel 2016 l’elezione di Donald Trump aveva dato una spallata al sistema euro-atlantico. Il miliardario newyorkese durante la sua prima amministrazione aveva ingaggiato un corpo a corpo con l’Ue a base di dazi, poi nel 2020 era arrivata la pandemia. Europa e Stati Uniti erano stati colpiti duramente e Joe Biden aveva battuto Trump portando indietro le lancette dell’orologio. Il 5 novembre 2024 la storia si è però rimessa in modo. La vittoria di The Donald, più ampia di quella del 2016 è deflagrata nel sistema americano e anche in quello europeo.
Dazi e quella telefonata tra Trump e Putin
Il Trump bis è molto diverso dal primo mandato. Il magnate si è preso il partito repubblicano e ora è in grado di gestire e portare a sé ogni elemento o quasi del governo federale. In questo modo ha le mani libere per poter esercitare il suo potere fuori dai confini. Non va dimenticato che per lui sarà un mandato secco, a meno di sorprese, quindi dovrà produrre risultati rapidamente.
Questo aspetto aiuta a spiegare parte dei suoi primi provvedimenti. In particolare quelli “contro” l’Europa. Il primo riguarda i dazi. Lo squilibrio economico in favore dell’Europa, dice Trump, è scorretto e se Bruxelles non si impegna a combattere questo riequilibrio ecco pronti dei dazi.
Il secondo dossier caldissimo è quello della guerra in Ucraina. La Casa Bianca, prima con la telefonata Trump-Putin, poi con le missioni dei falchi trumpiani Pete Hegseth, segretario alla Difesa e Keith Kellogg, inviato speciale per Russia e Ucraina, vuole chiudere la pratica rapidamente, con una pace che narcotizzi la situazione e permetta agli Usa di disimpegnarsi.
Un'Ue impreparata
A Bruxelles qualsiasi tipo di allarme è suonato immediatamente. Se i dazi rappresentano uno schiaffo a legami economici profondi e proficui per molti stati membri, a preoccupare è la volontà di trattare con Mosca la pace in Ucraina. Per L’Europa i problemi di questa mossa sono diversi:
- Non poter dettare alcune condizioni per la pace
- Vedere la posizione di Putin rinforzata e non ridimensionata
- Dover subire una “pace giusta” diversa da quella immaginata con Kiev
- Avere un Paese raso al suolo ai propri confini che dipenderà da Bruxelles
L’iniziativa di Trump lascia nelle mani dell’Europa un cerino pericoloso, perché rischia di creare anche grossi problemi di problema di sicurezza. E questo per due motivi, andiamo con ordine.
1. La smobilitazione in Ue e l'obiettivo Cina
Il primo tema riguarda la smobilitazione. Secondo il Financial Times Trump starebbe pensando a un disimpegno dall’Europa, in particolare di quelle truppe stanziate lungo il fronte Est, nei paesi baltici. Questo ci porta a un secondo punto
2. Il ruolo di Putin
L’eventuale ritiro americano dagli avamposti Nato nelle vecchie regioni dell’impero sovietico, darebbe a Putin un potere crescente di influenzare i confini orientali dell’Unione europea. La stessa “pace” in Ucraina mediata solo tra russi e americani permetterebbe a Mosca di tenere i territori occupati e di fatto lasciare l’Ucraina sguarnita delle sue regioni più ricche come il Donbass e di un accesso al mare sicuro con la perdita di Crimea e accesso al mare d’Azov.
Sfida sui regolamenti
Le nuove relazioni tra Europa e Stati Uniti passano anche da un altro fattore, come spiegato dal capo del Pentagono Hegseth. Gli Usa non vogliono e non possono, dedicare le loro energie all’Europa, ma devono puntare tutto sull’Indo-pacifico e sul contenimento cinese. Questo spostamento di interesse rende l’Europa sempre meno un alleato per il Paese di Trump e sempre di più un competitor, quando non apertamente un avversario. Creando le condizioni per un rapporto asettico, meno valoriale, e fondato sul dare e avere, sul togliere dazi in cambio di acquisto di gas o prodotti Usa.
Anche il ruolo di Elon Musk e degli altri miliardari si inserisce in questo nuovo rapporto da amici-nemici. L’Ue vuole regolare le grandi piattaforme, che a loro volta preferirebbero evitare il pantano della burocrazia europea, un braccio di ferro che va a toccare anche altri ambiti, come hanno dimostrato le scintille tra lo stesso Musk e la Germania per l’appoggio del primo al partito di estrema destra Alternative fur Deutschland.
Bruxelles dal canto suo sta dimostrando di non avere un grande piano per affrontare questo nuovo scenario.
Il vertice di Parigi convocato in fretta e furia dal presidente francese Emmanuel Macron al di là delle normali riunioni previste dall’architettura europea, non ha portato a niente, ma dimostrato i limiti di governance di un Europa con più interessi e velocità che non riesce a tenere il passo dei nuovi-vecchi imperi Usa, Russia e Cina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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